Quando ho letto il titolo del libro mi è sembrato particolare e mi ha incuriosito, mi sono chiesta: “perché?”. È stato il primo gancio di una piacevole lettura.
Non è solo il diario di un viaggio fisico compiuto dall’autore con la moglie Rosa in Cornovaglia e nel sud-ovest dell’Inghilterra, ma è anche e soprattutto quello arricchito da una fervida immaginazione, nutrita dalle leggende che aleggiano numerose nei luoghi che svelano il loro comune denominatore in un personaggio che, pure lui, si muove fra la storia e la leggenda: Re Artù, e da un’ottima cultura storico-letteraria (ma anche musicale, cinematografica) che l’autore imbastisce nella trama sapientemente senza risultare mai stucchevole o pedante: tutto è molto bilanciato e riesce a trasportare chi legge in quei luoghi in un continuo viaggio nel tempo attraverso la geografia e la fantasia; viaggio nel tempo perché “troppa realtà fa male” ci sottolinea l’autore quasi a metterci in guardia che se nel titolo ha scritto “miraggi” un motivo ci sarà. E c’è perché il viaggio, fatto secondo “un percorso a stella”, ci porta nella dimensione “del fantastico dell’immaginario e del surreale”. L’autore dei luoghi che visita ci fa una descrizione che pian piano sfuma in un’altra epoca e “ogni senso di realtà scompare”.
Nessun commento:
Posta un commento