13 giugno 2025

RECENSIONE - Sognando la Califogna - di Fabrizio Kintaro

 




Una famiglia di turisti inglesi che intraprende il viaggio dei propri sogni viene derubata e maltrattata.
Una coppia di gestori di uno stabilimento balneare, alla moda, mette drammaticamente a repentaglio la vita dei propri clienti.
Una spensierata rimpatriata tra vecchi compagni delle medie prende una piega disgustosamente inaspettata.
Un accanito ultrà sovrappeso accompagnato da dei ragazzi di quartiere dall’infanzia traumatica, perde le staffe finendo per mettere a ferro e fuoco un’intera città.

Quattro racconti brevi, al vetriolo. Racchiusi in quattro atti, carichi di denuncia e volti a formare un’unica tragicomica black comedy. “Sognando la Califogna” narra le assurde storie dei disperati protagonisti di una città nella quale non vorresti mai vivere e risulterà essere il viaggio più angosciante di tutta la tua vita.


 Sole, mare, buon cibo, tanto divertimento, praticamente un Paradiso in terra.

Una famiglia inglese coltiva da anni il sogno di trascorrere le vacanze in Sicilia, attirati dalle tante pubblicità che enfatizzano le meraviglie dell’isola. Finalmente, arriva il momento giusto per partire, verso quell’oasi di felicità.

Invece, i tre – marito, moglie e figlia – si troveranno catapultati nel peggior incubo che si possa immaginare, altro che paradiso, le porte dell’inferno si dischiudono in una parabola infinita di orrore.

Quattro racconti, legati fra di loro, per descrivere il peggio del peggio, l’evidenza di una società il cui degrado è totale e fagocita ogni possibilità di miglioramento.

Attività ricettive gestite dalla criminalità organizzata, illeciti che vanno dai rifiuti speciali al traffico di stupefacenti. 

Ragazzi e ragazze che bruciano la vita fra sesso e droga.

Assenza totale di qualsivoglia valore e rispetto per la vita.

I racconti sono da brivido, i pochi sorrisi amari, pensando che in alcune realtà la quotidianità non si discosta molto dalla trama di fantasia.

Vorrei tanto, con tutto il cuore, estrapolare dai racconti soltanto il sarcasmo e l’ironia, per sdrammatizzare e rendere utopistica la società narrata. Non ci riesco, penso a chi smercia cibo contraffatto ed avariato, che mette a rischio la vita degli ignari consumatori; penso a quella gioventù che nasce e cresce in un ambiente criminale e degradato, alle poche possibilità di riscatto che la vita offre loro.










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