Titolo: L’appuntamento
Autore: Giuseppe Raso
Collana: Voci
Genere: Thriller
Prezzo di copertina: 15,00
Un ispettore di polizia di San Francisco. Un monaco asceta. Un giovane prete di Perugia. Un astronomo di Berkeley. Un misterioso personaggio di Parigi che potrebbe essere la chiave di svolta. Questi gli interpreti di un thriller intrigante che mescola fisica e mistero, scienza e fede. A guidarli, una frase: Veritas non omnibus, la Verità non è per tutti. I protagonisti avranno un appuntamento cruciale per la loro vita, anche con esiti devastanti. Ma è l’umanità intera che ha un appuntamento con la Storia, e forse non è pronta.
Un astronomo americano, Zaccheus Foster, viene trovato morto sotto un ponte a San Francisco: il caso è destinato a chiudersi con un verbale che dichiara la morte dell’uomo per suicidio. Ma l’ispettore della squadra omicidi, Gabriel Wood, decide di indagare in modo più approfondito perché non è convinto di ciò dal momento che l’astronomo, ateo in vita, è stato trovato con un rosario strappato in mano. Che ci faceva un ateo con un rosario in mano? L’ispettore inizia le sue indagini; filo conduttore è una enigmatica frase in latino custodita nel rosario: “Veritas non omnibus”, la verità non è per tutti, che passerà come testimone di una staffetta fra i personaggi salienti: l’ispettore Gabriel, l’Asceta, Don Angelo e Lemaire, per confluire nell’ Appuntamento finale, scoperta epocale e snodo di tutti i nodi.
Intensi i personaggi: Gabriel potrebbe continuare a vivere la sua vita tranquilla, invece il suo istinto di poliziotto lo spinge a indagare per uscire dall’anonima mediocrità di sempre, “per dimostrare agli altri che ci sapeva fare. Al suo capo. A sua moglie”; l’Asceta consapevole della propria intelligenza, attanagliato dall’horror vacui, dal concetto di eternità e scienza, che “avrebbe voluto essere un semplice, un timorato di Dio che ubbidisce senza discutere”, ma che ha il compito di salvare la fede a ogni costo; Don Angelo, empatico, acuto conoscitore della fisica, dalla memoria fotografica e dalla profonda sete di sapere: “la mia curiosità è l’arco che tende la freccia della mia esistenza verso il bersaglio finale: la conoscenza di Dio”.
Anche la scelta dei nomi dei personaggi, a mio avviso, dato l’argomento trattato, non è fatto a caso: Zaccheus (l’astronomo morto), ipocoristico di Zaccaria, è “l’innocente”; Gabriel, l’ispettore di polizia, è “l’araldo di Dio” (che fa da ponte di unione fra il divino e il terreno); Don Angelo è “il messaggero” (dal greco ànghelos); Lemaire è un cognome la cui origine, legata alla carica di sindaco nel medioevo, gli conferisce connotazioni di potere e prestigio.
Il thriller, che si articola in tesi, antitesi e confutazioni, è pregno di riferimenti letterari e musicologici di spessore, di disquisizioni teologiche, filosofico-scientifiche che, apparentemente separate, convergono in “un’unica informazione (…) un unico Logos. Un unico Verbo”.
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