L’amore in una coppia può finire. Succede. Quello che non dovrebbe mai succedere è che a pagarne le conseguenze debbano essere i figli. È ciò che avviene alla famiglia Ferretti: dopo dieci anni trascorsi fra alti e bassi con vicendevoli colpe, Maura lascia Sandro. Fin qui tutto potrebbe essere accettabile, ma la donna, consapevole del forte legame che c’è tra Sandro e la loro piccola Eva, sancisce la disperazione dell’uomo con la firma di un atto di separazione in base al quale la figlia verrà affidata esclusivamente alla madre, mentre il padre potrà vederla tutte le che vorrà previo accordo con Maura… ma Maura sarà sempre indaffarata in qualcosa e Sandro si vedrà forzato a vedere la sua piccola sempre più di rado nel corso del tempo perché la burocrazia è lenta e lui non è tutelato neanche dalla legge che si rivela illusoria e i suoi diritti solo apparenti.
Devo dire: personaggi realistici e di forte impatto.
Sandro adora la sua bambina, “la sua patatina” con cui condivide la passione per le piante; sono molto complici. La tenerezza di quest’uomo verso la figlia è disarmante e l’amore della piccina lo riempie, ecco perché nel momento in cui non può vederla ogni giorno perde il respiro. Sandro lotta (contro Maura e contro le leggi che non lo tutelano come padre) per vedere e stare con Eva e lo farà per infiniti anni sottolineati da amarezze, dolori, rabbia e sconforto.
Maura è una donna aggressiva, sboccata, senza un briciolo di empatia né di rispetto verso nessuno, oserei dire che il suo non è neanche amore verso sua figlia Eva, ma solo senso di possesso su di lei e di vittoria sull’ex marito che reputa un fallito. C’è in Maura qualcosa di più del puro odio verso Sandro, sembra più tendere a qualcosa di patologico, di folle; certo è una donna egoista se mette in primo piano i suoi sentimenti ai bisogni di Eva. Ostacola in ogni modo che Eva e Sandro si vedano regolarmente. Non si rende conto del danno psicologico che sta infliggendo alla figlia.
Ed Eva? Figura immensa nel suo essere “vittima”: provi tenerezza verso quel frugoletto che piange e si dispera perché non può stare col suo papà, che chiede “perché?” a una mamma che non ha orecchie per sentirla; provi compassione per quella bambina che sempre più piano si domanda il motivo di ciò che succede, ma non lo esterna; provi pena per quell’adolescente che si trasforma e che assomiglia sempre più a sua madre, dura e impassibile, scontrosa e che ha rimosso quasi del tutto il padre dal suo cuore; provi delusione per una giovane donna che non è stata in grado di “pensare con la sua testa” e rendersi conto che in quel modo non andava bene… eppure non si riesce a odiare o condannare Eva: si ha solo pena per lei, perché tanto piccola e fragile, è stata plagiata e plasmata in toto dalla madre. “Eva travolta dalla follia degli adulti”. Una vita distrutta.
I personaggi secondari sono funzionali al farci sapere cosa succede e a favorire il progredire della storia: è il caso di Rita che ragguaglia Sandro sulla vita di Eva lontana da lui; Federico, bimbo vispo e intelligente che con la sua presenza riempie in Sandro un po’ il vuoto lasciato da Eva e “la cappa di piombo che sempre gli grava sul cuore, pare farsi più leggera”; Maddalena che con la sua storia simile a quella di Eva ci offre una proiezione del futuro della bambina plagiata dalla madre. Nel cerchio dei personaggi secondari sono da ricordare i genitori di Sandro e quelli di Maura con le loro inappropriate interferenze in una vicenda già delicata di suo, ma anche in loro sembra prevalere il personale egoismo, per cui non si risparmiano battute avvelenate e frecciate intossicate pur di liberarsi di quello che covano dentro, senza riuscire a essere comprensivi verso il dramma che racchiude nel cuore Sandro, che sceglie di lottare nonostante tutto gli remi contro, perché non vuole che Eva cresca senza di lui, dimenticandolo. Fra tutte le figure, si erge, salvifica, quella di Sabrina che sta al fianco di Sandro come presenza solida e intelligente. Sono tutti personaggi di spessore dei quali gli autori hanno tratteggiato i caratteri in modo coerente.
Il libro è nato sulla base di una buona documentazione su certi meccanismi che si innescano e sulle iniziative messe in atto in situazioni di separazione e divorzio avendo dei figli. Particolare attenzione viene data alla figura del padre (come da titolo) proprio perché in una separazione/divorzio è quella meno tutelata dalla legge in fatto di figli. È come se si considerasse che la separazione non scalfisse l’uomo (ma solo la donna), non fosse anche per lui un’esperienza traumatica aggravata dal fatto di essere escluso dalla vita dei propri figli. Si reputa quasi che un uomo sia un “super-uomo” e come tale in grado di potersela sbrigare da solo nel superare il dolore della separazione dai figli, senza prestare attenzione al fatto che anche i papà soffrono e spesso hanno bisogno di supporto psichico ed empatico. Forse, basterebbe semplicemente essere adulti e maturi al punto da capire che i figli sono il bene primario da proteggere e per loro bisogna garantire una stabilità emotiva e una vita quanto più serena possibile anche quando i genitori non si amano più.
È un libro realistico dal finale aperto: fino alla fine c’è la speranza che qualcosa possa mutare grazie a una legge che, forse, cambierà le cose nel diritto di famiglia… e noi lettori, compartecipi, ci troviamo a sperarlo per padri come Sandro e per figli plagiati come Eva.
Ottimo.
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