07 marzo 2025

RECENSIONE - Il lascito dei morti - di Daniela Franceschi e Simone Valtorta




È la torrida estate del 1985 quando Vivienne, psicologa di Parigi, giunge nel piccolo paese provenzale di Château Saint Gervais per assistere la cugina Claire, prossima al parto. Ben presto, la donna si troverà immersa in un turbine di eventi infausti che la gente del luogo cerca di nascondere agli occhi del mondo: lì aleggia una presenza maligna, che opera da secoli nell’ombra. Perché, in quel paese, le donne hanno la tendenza a morire di parto? Che legame c’è tra la grande peste del 1720-1722 e una misteriosa malattia di cui non si osa neppure pronunciare il nome? Chi è lo strano individuo che si aggira nottetempo nell’antico cimitero degli appestati? Numerose domande le cui risposte sembreranno aprire altrettante domande, in un ciclo senza fine. L’ossessione per la conoscenza, la follia, la predestinazione sono solo alcuni temi di questo atteso seguito della Memoria delle ceneri, che certo non mancherà di appassionare chi ha già apprezzato il primo volume.


Oggi vi parlo di "Il lascito dei morti" degli autori Daniela Franceschi e Simone Valtorta.  Il romanzo, ambientato nella suggestiva cornice della Provenza, tesse una trama avvincente che intreccia elementi di thriller psicologico e gotico, con echi di antiche maledizioni e segreti sepolti.

La protagonista è Vivienne, psicologa parigina, conosciuta già nel volume precedente. Questa volta si trova catapultata in un piccolo paese, Château Saint Gervais, dove l'apparente tranquillità nasconde un passato oscuro e inquietante. La sua indagine personale, per scoprire la vera causa della morte della cugina, si trasforma in un viaggio nel cuore di una comunità segnata da tragici eventi e da una presenza maligna che sembra aleggiare tra le antiche mura del villaggio.

Gli autori hanno dimostrato una notevole abilità nel creare personaggi complessi, la cui psiche viene esplorata con profondità e sensibilità. La narrazione, ricca di colpi di scena e di momenti di tensione, mantiene alta l'attenzione del lettore, conducendolo attraverso un labirinto di indizi e rivelazioni.

Ho apprezzato moltissimo l'ambientazione, descritta con minuzia di dettagli, contribuendo a creare un'atmosfera cupa e avvolgente, in cui il confine tra realtà e superstizione si fa sempre più labile. Altra nota positiva è lo stile di scrittura che ho trovato molto curato ed elegante senza mai annoiare.

Ho trovato il romanzo molto originale e cupo, tratta temi come l'ossessione, la follia e il peso del passato, invita a riflettere sulla natura umana e sui segreti che si celano dietro le apparenze.

Buona lettura!








 

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