Quando
non so da dove partire in una recensione, vuol dire che il romanzo mi ha
colpito talmente tanto da non riuscire a trovare le parole.
Non conoscevo la scrittura della Bernardo e … wow ne sono rimasta affascinata,
così come mi ha attirato la storia di Lady Rosemary e Diego de Moura.
In essa è racchiusa una delle cose che più amo:
l'arte.
La bravura di un’autrice si vede non solo da come imposta la trama, da come da spessore
ai personaggi, ai comprimari, a chi nei volumi precedenti è stato protagonista,
è la cura dei particolari a fare la differenza.
Con la Bernardo mi sono trovata catapultata nella Londra del 1700 e, fra regole
della buona società ed etichette da rispettare, troviamo una donna che cerca la
libertà nell’arte.
Le
sue mani dipingono ciò che gli occhi vedono.
I
tratteggi del carboncino imbrattano la tela di lino, creano curve, disegni,
danno forma a un viso che diventerà quello di Diego.
Diego
e i suoi tormenti, le cicatrici ancora aperte, un pendente al collo che
racchiude un passato su cui tenta di fare luce.
Diego
e la sua arte, quel talento che porta i suoi quadri in tutti i salotti dei
nobili, quella luce che si è spenta nei suoi occhi sovrastata da demoni che lo
perseguitano di notte.
Eppure,
lei è capace di fare tornare quella passione, quella voglia di fermare un
momento attraverso un ritratto, attraverso colori che diventano vita.
Lady
Rosemary e la sua vivacità che trasmette a chi le sta vicino, il suo stupore,
la voglia di migliorarsi, quel sentimento che non ripudia, e che porta Diego a
riemerge dalle ombre che per molto tempo lo hanno soffocato.
Uno stile quello della Bernardo, che cattura l’interesse del lettore fin da
subito, complice la cura di quei particolari che da tanti vengono sottovalutati
nella stesura di un romanzo.
E tu sei lì a goderti come nasce un dipinto da
una bozza, da linea bianche e nere che acquistano vita sotto l’occhio attento
di quello che dovrebbe essere un maestro.
L’alchimia
fra i due diventa palese, si sente attraverso quella parola che viene
pronunciata come odio, ma che nasconde qualcosa di più grande.
L’amore
accolto dall’ una e ripudiato dall’altro accecato dalla vendetta.
Fra inganni, bugie, rapimenti, fra meccanismi che tante volte erano in grado di
annientare una persona, si scoprono verità che non sono prevedibili, giochi di
potere che esulano dai sentimenti che un singolo uomo può provare.
Lo foggiano nell’ odio, nel rancore che sfocia
nella voglia di offendere per difendersi.
Di
provocare ferite che l’amore tenta di lenire.
Intorno
a questi due personaggi c’è la famiglia di Lady Rosemary, genitori e fratelli
che si chiudono a preservare la piccola di casa, ed è forte il senso di
protezione che hanno nei suoi confronti.
Ma
difendere non vuole dire soffocare, si deve lasciare la libertà di scelta anche
se quelle strade che si intraprendono sono tortuose, anche se il cuore tante
volte dovrebbe tacere e fare parlare di più la ragione.
Ho
chiuso il romanzo con gli occhi lucidi, sono tornata indietro nel tempo quando
amavo sporcarmi le mani con carboncino e tempere, quando coglievo le essenze
delle cose.
Perché
l'arte è questo, ha la capacità di fare andare gli occhi oltre a ciò che un
soggetto mostra.
Ne
carpisci ogni singola ruga, movimento, sguardo.
E la Bernardo è stata brava anche a esporre l’anima di chi quei dipinti le crea.
È stata spettacolare in tutto, dal prologo a
un epilogo che chiude le vicende di questa famiglia.
Le cinque stelle sono strameritate per un’autrice che non conoscevo, ed è qui
il problema.
Questi
gioiellini, capita sempre più spesso, vengano oscurati da nomi più conosciuti.
Errore, l’ennesimo, che sta facendo l'editoria italiana che acquisterebbe, a
mio dire, molto più credito se solo desse la giusta importanza a queste penne
incredibili.
A presto!
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