15 settembre 2025

RECENSIONE - Il profumo del mosto - di Rita Angelelli




Lisa e Paolo vivono in mondi diversi, separati non solo dall’età ma anche dalle aspettative di chi li circonda. Lisa, giovane e ambiziosa, arriva nella storica tenuta vinicola De Marchi con il desiderio di dimostrare il suo valore. Paolo, uomo maturo segnato da un matrimonio fallito e dalle complessità della paternità, cerca rifugio nella terra che ama, trovando nel vino una costante in un mondo che sembra sfuggirgli di mano.
Quando i loro percorsi si incrociano, ciò che inizia come una collaborazione professionale si trasforma presto in un amore intenso, capace di sfidare le convenzioni. Ma l’ombra del giudizio cala su di loro: i colleghi mormorano, la famiglia di Paolo si ribella, e le voci sul loro legame rischiano di soffocare ciò che hanno costruito.
Con lo sfondo vibrante delle colline marchigiane e delle loro tradizioni vinicole, "Il profumo del mosto" è una storia di passione e resilienza, in cui il coraggio di seguire il cuore diventa l’unico antidoto al peso delle aspettative. Un romanzo che celebra l’autenticità dell’amore e la bellezza delle seconde possibilità, ricordandoci che a volte è proprio tra le ombre che si trovano le radici della luce.





Arrivata a Jesi, alla tenuta De Marchi-Fiori, Lisa ha il compito di creare un brand secondo una strategia di vendita vincente a favore del notevole prodotto: il Verdicchio Riserva. Lisa è carica e pronta a mettersi in gioco e dimostrare di essere in gamba nel suo lavoro, ma alla tenuta si rende subito conto che il tempo è misurato in modo diverso dal resto del mondo: non c’è “la frenesia del mondo moderno” e tutto sembra “respirare con un battito più lento, più profondo”. È il battito della terra, della Natura che relativizza il tempo dell’uomo. Lo sa bene il direttore della tenuta, Paolo, che richiede a Lisa una campagna pubblicitaria vincente sì, ma evocativa di ciò che significa quel lavoro per lui: “qui non facciamo solo vino (…) qui raccontiamo una storia”. Ecco che, attraverso la narrazione, l’autrice parla con amore della sua terra, ci trasmette emozione, saggezza, ricordi. Il filo conduttore è il vino che diviene memoria di “un momento, un luogo, una persona”, è il frutto del lavoro dell’uomo, ma soprattutto della relazione fra l’uomo e la terra che se viene rispettata ricambia l’uomo con i suoi frutti; ma il vino è anche una promessa “che sarà sempre qualcosa per cui vale la pena di aspettare”.
La saggezza, la ponderatezza, la solidità di Paolo affascinano e innamorano Lisa; lui si innamora invece della freschezza di lei. Fra i due nasce l’amore, malgrado tutto e tutti: il divario d’età, le invidie e le gelosie in famiglia e al lavoro.
Ho trovato importante e profonda la figura della governante Teresa: misurata e perfetto tramite nei momenti critici della famiglia De Marchi; una presenza silenziosa che si fa sentire nel momento opportuno.
Lettura piacevole.






 

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