17 settembre 2024

RECENSIONE - "Non è solo immaginazione" - di Simona Pugliese

 




L’immaginazione è una cosa meravigliosa.
Peccato però che la fantasia, usata in maniera scorretta, possa fare di te niente di più che una bugiarda. Questo è quello che sta iniziando a capire Greta che, dall’età di sei anni, inventa fatti, persone e cose quando ne ha più bisogno: per tenere a distanza ammiratori indesiderati, per lavoro e, se è necessario, non ha problemi a fingersi un’altra persona.
Finisce per questo motivo in un gruppo di auto-aiuto, e circondata da quattro sconosciuti confessa come, con il passare del tempo, la situazione le sia sfuggita di mano. Greta deve smetterla prima che sia troppo tardi. Il prezzo da pagare sta diventando sempre più alto perché rischia di perdere i suoi migliori amici: Larissa, conosciuta tra i banchi di scuola e Gabriele, di cui è innamorata fin da quando era bambina.
Nel corso degli anni, per colpa delle bugie, tra di loro sono nate parecchie incomprensioni. Il lavoro di Gabriele, che lo porta spesso lontano da casa, e le conseguenze, alcune volte disastrose, dell’uso scorretto che Greta fa della sua immaginazione contribuiscono ad allontanarli.
Cosa farà Greta? Quanto ancora vuole rischiare? Cosa e chi è disposta a perdere?

 “Invento fatti, persone e cose da quando avevo sei anni (…). Ho cominciato perché credevo di non avere alternative, perché sembrava che fosse la cosa giusta da fare e quella più semplice”, dice la protagonista di questo romanzo, Greta Parenti, nel momento in cui decide di frequentare un gruppo di auto-aiuto perché il suo problema ̶ usare troppo l’immaginazione fino a risultare una vera bugiarda ̶ le sfugge di mano ritorcendolesi contro. “Ho iniziato per gioco. ‘È solo immaginazione’ era la scusa che più avevo usato (…) per sentirmi meno in colpa e per giustificare il mio comportamento (…). Pensavo di riuscire a gestire una cosa del genere, col tempo però la situazione mi è letteralmente sfuggita di mano”. Sì perché, Greta, così facendo rischia adesso di perdere i suoi due più cari amici: Larissa e Gabriele. E per rendere partecipe tutto il gruppo di ascolto, Greta inizia a raccontare la sua vita, dall’inizio fino ai giorni presenti. Così veniamo avvolti dalla dolcezza dei giorni d’infanzia fatti di “sorrisi sdentati”, disegni e decorazioni in cui ha un vero e proprio talento, ma anche dalla voglia di avere un amico del cuore che si incarnerà, primo fra tutti, in Gabriele e poi in Larissa; dalla problematicità del periodo adolescenziale colmo di batticuori, rossori e gelosie; fino aggiungere ai giorni attuali dove le cose sono più complicate poiché ci mettono lo zampino il cuore e… le bugie di Greta. Per la verità, le bugie sono una costante nella sua vita: a sei anni inizia a mentire per dimostrare di avere moltissime amiche, quando non è così; successivamente sono usate per allontanare qualche spasimante innamorato e indesiderato e così via. Tuttavia “il vero problema non sono le bugie, ma le loro conseguenze”, soprattutto se feriscono la persona che si ama e di conseguenza, quasi effetto boomerang, se stessi. Lo capisce Greta (in tempo? In ritardo?) che cerca di correre ai ripari.

Belli questi personaggi che l’autrice ha saputo far crescere sotto gli occhi del lettore, sottolineando con garbo i cambiamenti del diventare grandi pur rimanendo fedele all’indole caratteriale di ognuno di essi. Bella la storia: dolce e dalla narrazione scorrevole.

Solo un pensiero, tra l’altro personale: le bugie di Greta non mi sono sembrate così patologiche da dover addirittura rivolgersi a un gruppo-aiuto, per cui, forse, sarebbe stato meglio accentuare questa caratteristica per rendere più credibile la necessità di ricorrere a una cura. 









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