30 settembre 2024

RECENSIONE - Eravamo Insieme - di Camilla Greco

 



Stati Uniti, 1868

La guerra di secessione si è conclusa da poco, ma le conseguenze sono ancora presenti nel paese e nella vita di Louise. Quando l'Esercito dell'Unione le restituisce il corpo di suo marito Fergus avvolto nella bandiera, lei deve trovare il modo di andare avanti, soprattutto per Brian, il suo bambino. Una Chicago ormai inospitale la vede partire insieme a suo figlio per un viaggio che la porterà in Kansas e a una nuova vita da maestra.
Sul treno che porta a Ovest, Louise e Brian dovranno affrontare le avversità che il destino ha deciso di non risparmiare loro.
Sarà il misterioso Oliver a stare al loro fianco quando le prove si faranno più difficili. Ma chi è davvero questo straniero burbero e scostante e quali segreti cela?
Presentarsi come una famiglia può essere la soluzione temporanea che accontenta entrambi, ma cosa fare quando il richiamo dell'ovest spezzerà anche questo nuovo legame?

Una storia di sopravvivenza e sentimenti in una nuova frontiera dove tutto sembra finalmente possibile, compreso un futuro insieme.

Dopo la guerra di secessione, Louise ha perso il marito ed è costretta ad andare via da Chicago insieme a suo figlio Brian, per andare a lavorare come maestra nella cittadina di Wild Creek. Sfortunatamente, il treno su cui viaggiano in direzione della svolta della loro vita, deraglia e si salvano per puro miracolo insieme ad un uomo misterioso e taciturno, Oliver, che li salva dall’assalto dei banditi. Oliver si sente da subito in dovere di proteggere quella donna e Brian, suo figlio, perciò intraprendono insieme il cammino verso il villaggio più vicino dove dovranno sostare oltremodo, prima di giungere a Wild Creek, a causa delle continue incursioni dei banditi e dell’inverno alle porte con le sue tormente di neve. Per proteggere l’onore di Louise (non dimentichiamo di essere nel lontano 1868!), di comune accordo, fingono agli occhi degli abitanti del paese di essere una famiglia. Quanto basta perché i due si conoscano, si affezionino e, ovviamente, si innamorino.

È ruvidamente poetica la figura di Oliver: nonostante la fretta di voler raggiungere l’Ovest per picchettare il suo fazzoletto di terra, sente prima di ogni cosa, “il fastidioso bisogno di vedere al sicuro Louise e Brian”, forse perché lo incuriosisce quella donna forte e fuori dal comune “che non aveva versato una lacrima, né si era messa a strillare come un’oca” dopo l’assalto dei banditi, ma ancor più perché lei, pur intuendo che il passato di Oliver non è affatto cristallino, non lo giudica, anzi con sincerità ammette di sentirsene protetta: “Per quello che mi riguarda sei un uomo che sta andando a Ovest per ricominciare la sua vita (…). Forse sei un assassino, forse no. Mi basta sapere che sei abbastanza temibile da poter proteggere me e mio figlio”. Louise è una donna pratica e intelligente: sa che per una donna sola e con un figlio è difficile intraprendere un viaggio lungo e sente che di Oliver può fidarsi. Ma Oliver, sa di essere un reietto e cerca di resistere al forte sentimento che prova verso Louise che, invece, è una donna perbene.

Bella l’ambientazione dell’America post-secessione di metà ottocento, con i suoi abiti fruscianti, con la sua storia (quando lo Stato regalava terre fertili ai pionieri nell’Ovest per rifarsi una vita o per sfollare territori troppo popolati) e con i suoi “modi di fare” che oggi diremmo “di altri tempi”.

Ben scritto.







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