02 ottobre 2024

RECENSIONE - Amarti non è un gioco - di Mimi Costalunga




Titolo: AMARTI NON È UN GIOCO

Serie: Never Enough volume 3 – Può essere letto come autoconclusivo.

Autrice: Mimi Costalunga

Genere: Contemporary romance

Sottogenere e trope: Office romance, Music romance, sexier alter ego, hidden identity, one-night stand.Editore: Self published

Versioni: ebook prezzo lancio 0,99 €, poi a 2,99 €. Cartaceo 13 €. Kindle Unlimited. In esclusiva su Amazon.

Pagine versione cartacea: 218

Data di uscita: 27 settembre 2024




Lei lo crede tenero e impacciato.

Lui ha un’identità che tiene segreta.

Lei non vuole legarsi a nessuno, ma non riesce a resistergli.

Lui rischia di rovinare tutto.


ANGELICA

Una sola notte: uno stanzino buio, un affascinante cantante truccato da teschio a una festa di Halloween. Mi lascio andare alla passione, per una volta non voglio pensare alla mia pesante situazione familiare e al fatto che l’amore è un lusso che non posso permettermi.

Un intermezzo piccante con qualcuno che non vedrò mai più, o così almeno credevo. E poi…

MARTIN

Un concerto della nostra band la notte di Halloween, una ragazza dolce e malinconica che mi conquista subito e alla quale non riesco a resistere. Un incontro bollente che mi fa andare fuori di testa. Vorrei trattenerla, ma lei scappa via. Sono quasi sicuro che non la rivedrò mai più.

E poi, un lunedì qualsiasi, lei entra nell’ufficio dove lavoro. È la mia nuova collega e si chiama Angelica.

Terzo appuntamento autoconclusivo con la serie Never Enough di Mimì Costalunga. Questa volta siamo dinnanzi alla storia del frontman del gruppo, Enigma, al secolo Martin Riva, e di Angelica Benedetti.

I due si scambiano uno sguardo durante un concerto e si piacciono parecchio, al punto da concedersi un incontro di fuoco dietro le quinte, dopo l’esibizione, poi lei fugge e a lui non rimane nulla di lei. Il caso vuole che se la ritrova come collega d’ufficio, l’indomani. Dove sta l’inghippo? Nel fatto che lei non lo riconosce perché lui, in qualità di Enigma, era truccatissimo e molto attraente. Il collega Martin è, invece, impacciato e timido. A dirla tutta, neanche Angelica risulta a Martin come la donna accattivante conosciuta prima: è silenziosa e seria, però lo attira terribilmente… e questo diventa un guaio nel momento in cui vorrebbe dirle di essere Enigma, ma non trova mai il coraggio di farlo.

Angelica è una giovane donna con la testa sulle spalle, terrorizzata dalla ristrutturazione aziendale attuata nel suo ufficio perché suona come sinonimo di licenziamenti e lei è stata fra gli ultimi assunti in azienda: perdere il lavoro per lei sarebbe deleterio perché deve provvedere alle cure del papà, malato di Alzheimer. Non può concedersi distrazioni, meno che mai di tipo amoroso, perché nessuno avrebbe la buona disposizione a dividerla con un padre bisognoso di cure. Ecco perché, nonostante inizi ad apprezzare Martin che la corteggia garbatamente, se ne tiene lontana, forzandosi a non affezionarsi e costringendosi a isolarsi. Angelica è sola dentro.

Martin è una figura più complessa spiegata bene dalla sua dualità tra individuo e personaggio artistico, tra Martin ed Enigma: Martin è timido, è un uomo comune di cui non si accorge nessuno, Enigma è il frontman dei Never Enough, è un “mito” e tutti lo acclamano: “Quando sono Enigma il mio ego si dilata fino a riempire tutta la stanza (…). Quando sono Enigma il mondo è ai miei piedi e la cosa mi piace da morire. Dura il tempo di poche canzoni, poi torno in camerino e sfrego via il pesante trucco dagli occhi, detergo i residui del rossetto sbavato. E torno a essere Martin. Le luci si spengono, lo spettacolo è finito”. Anche Martin è solo dentro.

Alla base di questi due protagonisti sta la solitudine interiore camuffata da una facciata apparentemente serena, ma scialba: Angelica si chiude in solitudine per non subire l’abbandono; Martin nasconde la sua solitudine dietro la maschera di Enigma per paura del giudizio altrui, soprattutto dei genitori. Il loro sviluppo sta nell’avere il coraggio di “crescere” e guardare in faccia la realtà delle cose e non nascondersi o negarsi alla vita: “Nella vita ci si deve buttare a capofitto. (…) Non c’è gusto ad affrontare l’esistenza con il freno a mano tirato (…)”.

Anche in questo terzo romanzo della serie, l’autrice si mostra attenta al sociale: il dramma del lavoro precario e quello del mantenimento di un familiare bisognoso di cure mediche. Ciononostante, la narrazione riesce a mantenere un tono leggero e accattivante grazie soprattutto all’identità nascosta di Martin.






 

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