Un incidente, un ricovero, una vita che all’improvviso si fa più breve: quanti giorni restano a Olga, sola in casa con il cane Buck e i ricordi? Abbastanza, pensa, per condensare quei ricordi in una lettera, da lasciare alla nipote impegnata in un viaggio americano. Queste pagine sono un diario, una confessione, un flusso di coscienza in cui Olga racconta, finalmente, una verità che ha al centro un’ammissione terribile: «Da quando sono nata ho detto una sola bugia. Con essa ho distrutto tre vite». Riga dopo riga si dipana la sua storia segnata da conflitti e disillusioni: genitori duri e distanti, il matrimonio con un uomo anaffettivo, la guerra, gli scontri con la figlia Ilaria e la tragedia della sua morte prematura. Ma anche le gioie e le passioni, un grande amore clandestino e il legame più forte di tutti, quello con la nipote, la bambina a cui ha fatto da madre e che adesso sta cercando di ritrovare, da lontano, nella giovane donna che si è allontanata da lei. «Sei felice? È questo più di ogni altra cosa che mi sta a cuore» le scrive Olga, e in questa domanda accorata c’è il nucleo pulsante della maternità. Nel riversare sulla pagina eventi e sentimenti di tutta la sua esistenza, Olga supera le sue durezze e le sue fragilità, le ribellioni subite e le menzogne raccontate per proteggere chi amava, e passa il testimone di una vita: una grande, catartica verità, un addio e una rosa. Mostrando come la potenza delle parole e dei gesti più semplici possa interrompere le catene con cui il destino ci imprigiona attraverso le generazioni, e renderci liberi.
Olga spinta dalla sua paura di non rivedere più la nipote, decide di scriverle una lettera. Prende un quaderno e incomincia a scrivere, frasi, pensieri, tutti quei sentimenti rimasti celati per anni. Se voliamo una sorta di diario-confessione, di accorata richiesta di perdono, la voglia di lasciar per iscritto tutti quei sentimenti sinceri e profondi che non è riuscita mai a dire alle persone care e specialmente a quella nipote che le ricorda tanto Ilaria, la sua figlia morta troppo presto, a cui si è dovuta sostituire come mamma nella vita della nipote. Una nonna-mamma, che non vive di rimpianti ma di dolore profondo, che si sente colpevole di alcune scelte che l'hanno portata a rimanere da "sola". Ma merita veramente di morire sola?
Letto per un readalong, e di questo sono grata per essere stata scelta, perché ho avuto la possibilità di leggere il libro, molti anni fa ho visto il film, ma devo dire che il libro è tutta un'altra cosa, le emozioni che ho provato leggendo sono state molteplici e mi sono rimaste nell'anima.
Con la sua scrittura coinvolgente e dinamica l'autrice Tamaro, mi ha conquistato, mi ha commosso, mi ha fatto sorridere, ma più di tutto mi ha fatto pensare a quella nonna che tanto mi manca e che mi ha insegnato molto, a modo suo, un'altra mentalità, un'altra generazione che mi ha lasciato nella mente tanti aneddoti, modi di dire, e ricordi. Avrei tanto voluto, anche io, ricevere una lettera da tenere sul cuore e rileggere ogni volta che mi sento sola.
Cosa altro posso dire, magari molti di voi hanno già letto il libro, ma per chi non lo ha fatto, dovrebbe farci un pensierino, sono convinta che quelle frasi, quelle pagine scritte dalla Tamaro dando voce ad Olga, sapranno conquistare anche voi.
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