Nuova recensione, si torna allo storico e precisamente
nel periodo che va dal 1830 al 1850.
Un viaggio dagli Usa all’Inghilterra. Un’epoca nota sui
libri di storia perché occupata dal genocidio dei nativi d’America. Popolo affascinante
da sempre legato alle tradizioni e al rispetto della natura.
Amequohi è una giovane cherokee rapita dal suo mondo e
dalla sua cultura da Arthur Spencer.
Duca e armatore inglese ha sul volto i segni di
quella violenza che porta un uomo a scontrarsi con un altro, solo per
primeggiare, per imporsi distruggendo tutto e tutti. Artefici di questo marchio
sono gli stessi pellerossa di cui Amequohi fa parte.
La differenza di età fra i due è solo uno dei tanti
tasselli di una storia che si sviluppa nel tempo. Due mondi, due culture
contrapposte, un amore che sembra non trovare un lieto fine proprio per quelle
divergenze nate da realtà così distanti. Il romanzo è scritto con un linguaggio
fluido, con una trama articolata che incastra i vari pezzi del puzzle alla perfezione.
La scrittura così piena di particolari ti trascina lì nelle pagine con i due
protagonisti, in quel mondo che bada più all’apparenza che all’essenza sulle
note di quelle melodie che uniscono un uomo e una donna così lontani ma vicini
al contempo. Una favola alla stregua della bella e la bestia, con un uomo
arrabbiato e una donna che mai piegherà la testa. La cosa che più mi ha colpito
è stato assistere alla crescita di quella bambina che diventa una bellezza
ambita da molti. È stato vedere l’animo della bestia incrinarsi e colmare
quelle cicatrici abbeverandosi della luce Quohi. L’autrice ha un’eleganza nella scrittura non
indifferente, mai volgare anche nelle scene più spinte dove si avverte la delicatezza che
non è da tutti, non è scontato. Fino al gran finale, che lascia le porte a
aperte a quello che potrebbe essere il secondo volume. I complimenti vanno a Alessandra
Maria Starace alla sua scrittura e a quel modo di trascinarti lì dove il colore
della pelle o una cicatrice sul volto potevano diventare fonte di pregiudizio o
di repulsione. Si deve andare sempre lontano da ciò che gli occhi vedono, non
basarsi su un difetto fisico che forse nasconde un’altra cicatrice quella del
cuore che può essere curato solo con l’amore.
A presto
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