Lo scrittore e critico d’arte Stefano Montani arriva a Venezia in occasione dell’esecuzione di un testo musicale inedito del 1600 e da poco ritrovato, il Salmo XXIV del musicista Vincenzo Antelami. Quest’ultimo, nonostante sia poco conosciuto come compositore, desta interesse in quanto pare che nel testo ritrovato sia nascosto un “terribile lascito”. Montani è invitato a curare la biografia di questo artista di cui si sa veramente poco a parte che fu un alchimista (uno stregone!) inseguito dalla Santa Inquisizione e si possiedono nient’altro che alcune composizioni, un ritratto in pessime condizioni e il ritrovato Salmo XXIV che stuzzica diversi uomini facoltosi. Lo affianca, l’altra protagonista, Chiara Sabelli, esperta restauratrice che ha il compito di riportare alla luce il ritratto del compositore per conoscere finalmente il suo viso e poter leggervi un enigmatico messaggio.
La vicenda, misteriosa e articolata (dopo un’introduzione e una conclusione ambientate nel ‘600 che ci fanno conoscere da vicino le vicissitudini del musicista e della sua amata nel momento più drammatico della storia), si svolge fra le calli e i canali della Venezia del 2017 che di notte, soprattutto, si mostrano fumosi e indecifrabili quanto nel 1600.
I personaggi hanno una concretezza tangibile: con rapide, sapienti descrizioni l’autrice riesce a metterceli di fronte quasi in carne ed ossa, senza mai abbandonare il flusso della narrazione; li ho apprezzati tutti, buoni e cattivi, proprio perché “veri”. La carica descrittiva dell’autrice mi ha molto colpito, così come la sua capacità di solleticare la curiosità sui misteri inerenti alla vita del compositore Antelami.
La narrazione è elegante, forbita (in linea con l’argomento e i personaggi di alta cultura) e i temi e tempi storici sono trattati in modo rigoroso e denotano la meticolosità dell’autrice nell’essersi documentata su di essi.
Ottimo.
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