TITOLO: Brace sulla pelle
AUTORE: Maria Diletta Veluti
GENERE: Realismo Magico
Pagine: 286
1966.
Il circo Morel segue il richiamo del vento. Nessuno saprebbe
dire in anticipo dove andrà, se mai lo vedrà. È un incanto sfuggevole che, una volta
lontano, fa quasi credere agli spettatori di non averlo mai scorto.
Ed è proprio il vento ad aver guidato Tessa al di sotto
dell’ombra del tendone cremisi. Tessa, la pattinatrice a rotelle, scappata dal
fuoco, che tutt’ora la insegue.
Dopo un incendio che ha trasformato il circo in cenere, il
direttore Nobile Morel ingaggia i fratelli del Trio delle Meraviglie Rubio,
noti come i migliori trapezisti al Mondo, come supporto. Tra di essi, Damian
Rubio rimarrà incantato da Tessa e dai misteri che la stessa cela sotto la
mezza maschera di ceramica che porta fissa in volto.
Ma Damian scoprirà presto che avvicinarsi troppo al fuoco, o
alla brace che ne rimane, può essere pericoloso.
Ritorna
la Veluti e, questa volta, ci porta sotto il tendone di un circo a seguire uno
spettacolo che vede come protagonisti un’anima rotta e una all’apparenza
intera.
Scenari
e dinamiche che si vedono raramente nei romanzi hanno fatto da contorno a una
storia che mi ha emozionato molte volte.
Una
vicenda fatta di maschere che alle volte sono reali altre, invece, si indossano
solo per proteggersi o per nascondere una verità che può distruggere, lacerare.
Tessa
e Damian sono i personaggi indiscussi, ma attorno a loro ruotano comprimari che
raccontano una storia a parte che si intreccia con le altre.
Un
viaggio fatto di passato e presente.
Ricordi
che, come lingue di fuoco, tengono prigioniera la mente di una ragazza che ha
perso tutto nella vita, che si ritrova su quei pattini a rotelle, cimentandosi in
qualcosa che ama che la fa sentire libera.
Damian
è rugiada che si posa su quel fuoco, non lo spegne ma lenisce le paure di
Tessa.
Lui
che volteggia nell’aria, che reinventa uno spettacolo, attirato da una giovane
che nasconde parte del suo viso con la ceramica, un materiale fragile che può
infrangersi, in mille pezzi e ferire.
Un’antica
arte giapponese, tuttavia, tende ad aggiustare le cose, a rimettere insieme
quei frammenti, incollarli, perché le cicatrici servono a ricordare da dove si viene,
cosa si è dovuto sopportare per arrivare ad essere ciò che si è.
La
dolcezza di Damian è stata qualcosa di palpabile, il suo voler essere quella
mano che si tende verso Tessa commuovente.
Lei
è quell’amore per il pattinaggio, un rifugio quando si sente persa.
La totale assenza di spicy non ha penalizzato il romanzo, che ha acquisito più potenze in quei sentimenti che molte si perdono rincorrendo scene che non sempre fanno avvertire l'amore fra un uomo e una donna.
Avrei
voluto sapere di più sugli altri circensi, avrei voluto anche più momenti fra i
due giovani, ma comunque questo rimane un romanzo non solo singolare, ma anche
molto emozionante con un finale che si può riassumere solo con una parola:
resilienza.
Il
fuoco può distruggere vero, ma dalla cenere può nascere sempre la vita.
A
presto!
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