Storia di Ninì e di altre facezie è un racconto diviso in due parti la cui protagonista è, appunto, Ninì. La prima parte ci presenta la famiglia il nucleo in cui si è formata Ninì: figlia di emigrati, bambina e ragazzina “strana”, preferisce la compagnia dei gatti a quella delle amiche e riesce a vivere bene, nonostante la infastidisca il caos continuo di una casa disordinata e la protezione esagerata dei genitori, grazie alla sua fantasia e alla sua ironia guardando quasi con distacco il mondo che la circonda e rifugiandosi nel sogno di diventare, dopo l’Università, una scrittrice famosa e di andare a Parigi. Questa prima parte del racconto, coincidente con la prima parte della vita di Ninì, sembra quasi un’attesa del “dopo” che verrà, quello del sogno realizzato.
La seconda parte è quella “magica”, surreale. Ninì è, finalmente, a Parigi, la Parigi che ha sempre sognato, quella di autori importanti che lei ama e che ha studiato, come Maupassant, ma soprattutto Stendhal verso il quale ha una predilezione particolare. Come Stendhal quando iniziò a viaggiare, così Ninì si sente ebbra, entusiasta di essere nella città artistica per antonomasia. Si sente libera, finalmente, di esprimersi senza limiti anche grazie a una insolita sorta di storia d’amore con un cappellaccio del quale si ritroverà a non poter più fare a meno perché l’attira, perché, indossato, la rende più bella, più viva: “(…) vide il suo riflesso nella vetrina di un cafè. Notò i suoi occhi, non li aveva mai visti così. Sotto la falda avevano acquistato intensità (…). La forma del cappello (…) completava perfettamente il viso” e finalmente “non si sentiva più trasparente (…)”. Ma Accio (il nome che Ninì dà al cappello) fa di più: le trasmette un certo furore, una certa vertigine che la sprona a vivere con sfrontatezza esperienze che non avrebbe mai avuto il coraggio neanche di pensare, avventure surreali; le fa da guida nello scrivere in modo impetuoso ed esaltato pagine e pagine della sua futura opera.
Mi è parso di cogliere nel racconto, un certo parallelismo, o identificazione, tra la figura di Ninì e quella di Stendhal con le dovute trasposizioni: per lui il paese della bellezza e del piacere di vivere era l’Italia, per Ninì è la magica Parigi; entrambi, prima di spiccare il volo dalla casa di famiglia, sono alla ricerca della felicità travolgente e tutti e due vivono l’esperienza di una condizione emotiva molto coinvolgente che li tuffano in una sorta di estasi.
Poche pagine ben scritte.
Lettura apparentemente semplice, ma ricca.
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