08 aprile 2025

RECENSIONE - A.D. 1324. Alice Kyteler. La Strega di Kilkenny - di Lorena Marcelli

 




Chi era Alice Kyteler? Una ricchissima nobildonna, una druidessa o una strega? Di quale tremendo segreto, capace di far tremare re e papi, è stata l'ultima custode? di Lorena Marcelli Per la prima volta nella storia, Richard de Ledrede, vescovo di Kilkenny, accusa una nobildonna, Dame Alice Kyteler, di essere a capo di una setta eretica dedita alla stregoneria e alla magia nera. Dame Alice Kyteler doveva essere una donna bella e avvenente, e questa supposizione è avvalorata dal fatto che si sposò per ben quattro volte, ogni volta, con uomini ricchissimi e importanti, oltre che nobili. All'inizio del 1300 Alice decide di trasformare l'ostello di famiglia, il Kyteler's Inn, in un punto di ritrovo per uomini e donne dediti all'Antica Religione. Presto si comincia vociferare che nella locanda si svolgano riti satanici e che vi siano nascosti oggetti “molto importanti e pericolosi”. Quando l'anziano quarto marito della nobildonna inizia a perdere peli e unghie, una serva lo convince a denunciarla al vescovo, che già dal suo arrivo in Irlanda sta raccogliendo prove contro di lei, e, soprattutto, sta cercando di entrare in possesso di un importante segreto che la donna conserva. Una storia mozzafiato, tratta dagli atti originali del processo redatti personalmente dal vescovo de Ledrede.


È il terzo romanzo che leggo di questa autrice e, ogni volta rimango sempre più estasiata.

Questa vola la Marcelli ci porta nell’Irlanda del XIV secolo, non si limita a una storia che fa parte della fantasia.

Con abile maestria racconta il vero, la storia di Alice Kyteler.

Si ha sempre il pregiudizio verso le donne forti, i tempi passano ma alcune teorie restano.

Il motivo è semplice: una donna forte e intelligente fa paura.

A quell’epoca si aggiungeva un altro fattore, la discriminazione verso chi sapeva usare arti che venivano tramandate da generazioni.

Allora la donna diventava strega, adoratrice di chi non doveva essere nominato.

La Marcelli ha saputo dar vita a una storia che basa le sue fondamenta su quegli atti del processo redatti dal vescovo De Ledrede.

Un linguaggio dal sapore antico che ti trascina a fianco di una donna che per l’epoca aveva un’unica colpa: essere forte e bella. 

L'invidia, quante maldicenze crea. Le mette su piazza, condanna chi non ha commesso alcun reato, accompagnata da un'altra delle più grandi piaghe dell’umanità: l’ignoranza.

L’ergersi a maestro, quando non si sa un bel niente di chi si ha di fronte.

I secoli, gli anni passano, ma non si può dimenticare a cosa ha portato tutto ciò.

E allora una donna sapiente diventa vittima di chi la addita come facente parte delle forze del male.

Ma il male, in realtà, si nasconde dietro alle facce in apparenza di angeli, dietro a icone che dovrebbero essere sacre,

I complimenti sono d’obbligo per questa scrittrice che ha avuto la capacità di portarmi accanto ad Alice, in quell’epoca fatta di sussurri perché il parlare ad alta voce era peccato, ai tempi dove la religione celtica si mescola e a volte veniva schiacciata da quella cristiana.

Meravigliosa in tutti i generi la Marcelli, lei è una di quelle autrici che dovrebbe arrivare in alto, ma esattamente come la storia ci ha insegnato, molte volte la meritocrazia non paga.

A presto






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