Dignità…la inizio con questo sostantivo femminile la recensione.
Alcuni ne conoscono il senso altri lo ignorano.
Dignità e persona coincidono, eliminarla o calpestarla in un soggetto significa privarlo del suo valore.
Credo che, nel mondo editoriale attuale, ci dovrebbero essere molti più romanzi come quest’ultimo presentato dalla O.D.E.
L’autrice ha portato l’attenzione su un problema sociale che sta prendendo sempre più piede.
Un problema che vede coinvolti soprattutto i giovani, gli adolescenti che non vengono accettati dal gruppo.
Sono derisi da chi dovrebbe essere loro compagno, di studi e di vita.
L’omofobia, il bullismo, la derisione verso chi ha un colore di pelle diverso dalla nostra, verso chi ha un chilo in più che non coincide con fisici da modelle che fanno del singolo la massa, porta i ragazzi che sono vittime di questi eventi a odiarsi.
A odiare la loro figura, il riflesso di quello specchio che non rimanda l’immagine che gli altri vorrebbero.
Depressione, problemi alimentari, isolamento, solitudine, sono solo alcune delle conseguenze di questi nei della nostra società.
Luisa Abagnale è stata bravissima a narrare la storia di una ragazza che ha finito per odiarsi, per colpevolizzarsi di ogni cosa.
Vittima di chi si è innalzata a regina.
Ma, è anche vero, che in mezzo alla massa si nascondono perle rare o, semplicemente, esseri che vivono le stesse pene che affliggono chi viene colpito da questi pregiudizi.
Lida e Manuel hanno accompagno la protagonista, Emma, in ogni momento.
Lei che timidamente decide di mettersi alla prova, varcando la soglia dell’università.
Hanno affrontato insieme le paure che di una sono diventate di tutti.
Sono anime che si riconoscono, leggono una negli occhi dell’altro il dolore.
Ho amato Lidia, il suo parlare, l’affrontare ogni ostacolo con il sorriso, anche se crollava nella sua solitudine, quando pensava di non essere vista.
La maschera che indossava era un modo per ribellarsi, per far capire che niente avrebbe potuto piegarla.
Un romanzo che si porta dietro anche un timido sentimento, che cresce ad ogni capitolo, fino al gran finale pieno di commozione e speranza, come quell’albero di Natale che si accende di tante piccole luci che indicano un nuovo inizio.
Una storia di rinascita e infine di accettazione.
Fino al raggiungimento di quella consapevolezza che solo noi siamo padroni del nostro destino, della nostra vita e scelte, con tutti i pro e i contro.
Con i propri sbagli, e le cose giuste, e allora quell’immagine che rimanda lo specchio non è più quella di una sconosciuta.
Sono solita fare recensioni di pancia, è inutile raccontare la trama di un romanzo quando lo si può leggere.
Questo mi ha colpito particolarmente, il motivo è nelle righe che sopra ho scritto.
Consiglio di cuore questo libro a tutti quelli che, almeno una volta nella vita, non si sono sentiti abbastanza.
A chi ha rifiutato la propria immagine, il riflesso, l’amore verso il proprio corpo.
Complimenti davvero all’autrice che ha portato alla luce un problema che dovrebbe essere affrontato più spesso, e alla O.D.E. che non delude mai, garantendo un testo pulito e scorrevole come pochi, ormai.
A presto
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