Mi
trovo un po’ in difficoltà a scrivere questa recensione.
I motivi sono diversi, ma procediamo con ordine.
La
storia parte da un presupposto potente: Aradìa, la prima strega, si risveglia
dall’oblio.
Riprende a tessere le trame e i destini di razze differenti, con l’obiettivo di
mantenere l’equilibrio.
La forza che avvolge questa figura trasuda dalle pagine, che non raccontano
solo la sua storia, ma anche quella di molti altri personaggi, forse troppi.
Ed
è qui che arriva la prima nota dolente:
ho fatto fatica a memorizzare tutti i comprimari.
Non sono figure irrilevanti, anzi, ma a
dominare la scena resta sempre lei, Aradìa, “la Tessitrice”, come mi piace
definirla.
Tra
i personaggi maschili ho apprezzato particolarmente Aleksander, soprattutto nel
finale, che lascia aperta la porta al nuovo capitolo della saga.
L’amore
tossico e malato tra Vladimir e Aradìa, insieme ad altri rapporti MM, FF e
persino un legame di natura incestuosa, mi hanno lasciata perplessa.
Credo sia doveroso, da parte dell’autore, inserire i cosiddetti trigger
warning, avvertendo i lettori che i contenuti potrebbero risultare forti o
disturbanti.
Non basta indicare il genere dark, che già di per sé suggerisce certe
atmosfere. Non disdegno questi avvisi, sia chiaro, ma li ritengo necessari
perché la lettura dev’essere un atto di libertà, e questo significa poter
scegliere consapevolmente cosa leggere.
Per
quanto riguarda la trama e i dialoghi, nulla da eccepire: tutto costruito con
coerenza e attenzione, inclusi i salti temporali che permettono di osservare le
due facce di ogni protagonista risvegliato dal proprio lungo sonno.
Interessante
anche la presenza di una sorta di “vocabolario”, presentato come Estratto
del taccuino di Marion: un piccolo vademecum che soddisfa la curiosità del
lettore sulle diverse razze e creature del romanzo e non solo.
Non
resta che attendere il secondo volume della saga, per scoprire quali nuove
trame andrà a intessere Aradìa.
A presto.

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