Autore: R. Becca
Genere: dark romance
Formati: cartaceo ed ebook
Uscita: 1 agosto
Leggendo questo romanzo ho notato come domini sovrana la solitudine di anime spezzate da rimorsi, scelte sbagliate, inettitudine…: “Non riconosco obiettivi all’orizzonte e la mia vita segue un ritmo scostante e irregolare. Proseguo come un funambolo sull’orlo di un baratro. La fune sotto i miei piedi non fa altro che assottigliarsi e io, troppo annoiato per imparare a volare, attendo il giorno in cui essa si spezzerà”. C’è una consapevolezza disarmante, in tutti i personaggi, del fatto che la loro sia una vita senza possibilità di redenzione e tale consapevolezza ti schiaffeggia ancora di più se proviene proprio da una ragazza che per la sua giovane età, dovrebbe essere tutta proiettata verso i sogni della vita futura: “Sono cresciuta tra perdenti e alla fine sono diventata una di loro: eccomi qui, Rosaline Berkeley, il frutto e il fiore degli inetti e dei falliti”. Da tale consapevolezza deriva la rassegnazione amara, tetra che riguarda tutti i personaggi e non solo Rosaline che “appassisce lentamente (...). Esausta, appesantita dal mondo e dalla propria corolla, non può fare altro che assopirsi (...). Odore di rassegnazione, insistente e denso (…)”. È una rassegnazione sconfortata perché, come dice Jack, è “troppo tardi”. Eppure, proprio quando è “troppo tardi” sembra accendersi in Rosaline un sottile fuoco di speranza, perché lei, in fondo, non ha mai smesso di pensare che se non fosse stata sola completamente (senza una famiglia che la sostenesse anziché andare via in Europa e lasciarla a una zia tenera; senza amici veri), fin lì non sarebbe arrivata: “forse ancora c’è speranza se non si è soli…”; e ancora: “Io credo che un dirupo sia complicato da risalire, per una persona sola. Ma in due…”. È una speranza disperata, un grido d’aiuto urlato per un senso di “opprimente terrore di solitudine”.
Il romanzo, ben scritto, mi ha lasciato tanto amaro in bocca al solo pensiero che tante volte per salvare dei figli basterebbe una famiglia presente, che non li mollasse a se stessi nonostante la loro voglia di “essere lasciati in pace”: il senso di solitudine di Rosaline è tangibile e crudo, com’è cruda e realistica la sua accettazione della vita aggrappandosi, però, a causa della propria giovane età lasciata senza guide sicure, alle persone sbagliate. Forse, se non fosse stato così, non sarebbe stato “troppo tardi” …
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