15 ottobre 2022

RECENSIONE: - "Incontri di viaggio" - di Roberta Soverino





Titolo: Incontri di viaggio

Autore: Roberta Soverino

genere: narrativa di viaggio

Casa editrice: Pubme, collana Policromia

data di pubblicazione: 29 ottobre 2021

formato: cartaceo, ebook

pagine: 82

Incontri di viaggio è un libro un po’ inusuale: non tratta tanto dei luoghi visitati, in una sorta di diario di viaggio, ma, prendendo a prestito le occasioni che i viaggi portano con sé, racconta delle persone incontrate sulla strada, quelle più atipiche, più particolari, sempre rigorosamente vere e reali. Il libro è suddiviso in capitoli, uno per ogni persona e luogo visitato.






Incontri di viaggio è un diario di viaggio in cui l’autrice, Roberta Soverino, mescola la descrizione dei luoghi visitati con le emozioni e le sensazioni che essi, con le proprie genti, le suscitano. Si tratta di un viaggio non solo fisico che la mette a diretto contatto, fra i tanti posti, con la “natura selvaggia e orgogliosa” di Peniche in Portogallo; con le Meteore di Larissa in Grecia; con il blu intenso di Volos; con lo “stile coloniale (…) unito alla povertà e all’incuria allegra e leggera” di interi quartieri di L’Avana, ma soprattutto è un viaggio verso “l’altro”, verso il proprio simile per assaporarne la diversa cultura, usi e lingua con un’apertura mentale ed emozionale che nel quotidiano nessuno avremmo, perché, come dice la stessa Soverino, “quando siamo nella nostra realtà, purtroppo, spesso vediamo l’alterità come minaccia”. Ecco perché la parola “incontri” presente nel titolo: “incontro” è un “andare verso”, “un’apertura verso” chi o cosa è altro da noi; si capisce, così, perché tanto fascino assumano i personaggi con cui entra in contatto l’autrice durante il suo itinerare.

Ma in queste quasi cento pagine c’è dell’altro: la sensazione di bello e di inclusione che si prova nel conoscere le genti del luogo con le quali si instaura un dialogo, quando si può, e se non si può si costituisce comunque una connessione con gesti, espressioni e ci si ingegna anche a capirsi con una macedonia linguistica che crea comunque “comunità”, “condivisione” rispolverando in noi la consapevolezza di appartenere allo stesso genere umano, nonostante le svariate diversità e nonostante la tecnologia che paradossalmente con il suo “tempo reale” ci ha ancor più allontanato e ci ha ingurgitato nei suoi pixel: “Il museo del virtuale fagocita tonnellate di attimi comuni senza davvero restituirli ai legittimi proprietari, pena l’impossibilità di fruirne e nello stesso tempo di metterli in vetrina”. A tal proposito ho apprezzato particolarmente la parte della “Babele di aperitivo”, perché sa di quelle genuine chiacchierate di un tempo fuori dalla porta con le vicine di casa e che davvero trasmette un senso di “appartenenza nostalgico”: “Rimane un senso di leggerezza, per essere stati dentro un? cerchio magico’ che ha, per un attimo, annullato le distanze, singolarità culturali, differenze di lingue, di etnie, di religione”.




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