30 agosto 2023

RECENSIONE: - "Il velo giallo" - di Stefano Ricchiuti





Titolo: Il velo giallo
Autore: Stefano Ricchiuti
Editore: Brè Edizioni
Pagine: 194
In ebook solo su Amazon a 2,99€ anche in KU
In carta a 13€ nelle principali librerie online e fisiche
Genere: romanzo storico
In vendita dal 30 marzo 2023
Anche in audiolibro su Storytel




Nel giugno del 1155, dopo esser stato incoronato imperatore del Sacro Romano Impero da papa Adriano IV, Federico I
Hohenstaufen, detto il Barbarossa, risale da Roma verso Nord, ritrovandosi a punire, lungo il suo cammino di ritorno verso casa,
coloro che non gli dimostreranno fedeltà. Spoleto – a causa di un gesto sconsiderato da parte di alcuni rappresentanti cittadini – viene così data alle fiamme. Il cammino dell’esercito imperiale prosegue dunque verso Gubbio, laddove risiede e opera il celebre vescovo Ubaldo, poi proclamato Santo. Ed è sullo sfondo di questo preciso

momento storico e di questi luoghi, che si svolge la vicenda riguardante le vicissitudini di un giovane contadino di nome Bartolomeo che – seppur prostrato a causa di una serie di lutti familiari – ritroverà un filo di speranza grazie al suo nuovo amore per una prostituta di un postribolo locale, di nome Ida. Un romanzo dove non mancano i colpi di scena. Amore, crudeltà, invidia e potere sono il denominatore comune di una storia ambientata in un’epoca
piena di fascino e di mistero.



Il velo giallo è un romanzo storico ambientato nel medioevo, nel periodo specifico in cui Federico detto il Barbarossa, incoronato imperatore da papa Adriano IV, si ritrova costretto a punire tutti coloro che da Roma in su non gli dimostrano fedeltà. Nel romanzo sono messe in risalto le paure, le aspettative, i disegni costruttivi e non, degli abitanti di Gubbio che paventano l’arrivo dell’imperatore: chi dice che sia timorato di Dio e chi lo teme come se fosse un castigo infernale che porta distruzione e dolore. La pensa così il mercante Raniero che, in preda a visioni apocalittiche, prova in tutti i modi di mettersi in contatto con la santa figura del vescovo Ubaldo, ma non ci riesce. A Gubbio si vive in un’atmosfera di attesa impotente di ciò che sarà e, nello stesso tempo si snodano le vicende dei principali personaggi: Bartolomeo, un giovane che ha perso la famiglia tutta in un colpo solo e riesce a salvarsi dal desiderio di morte grazie all’aver conosciuto Ida, una prostituta, di cui s’innamora, e grazie al frate benedettino Michele, erborista devoto a Dio, ma fiducioso nei meriti dell’uomo nel campo della medicina al punto da affermare (in modo assolutamente al di là dei canoni del Medioevo) che i progressi di Ippocrate, Galeno, Oribasio di Pergamo e quanti altri non sono avvenuti per far torto a Nostro Signore, ma per esaltare il ben dell’intelletto che Egli ci ha donato; l’abate Ruggero che tanta parte avrà nel precipitare degli eventi.

Dicevo, si vive in un’atmosfera come di sospensione nel tempo, di inquietudine: “un’ulteriore sorta di caligine appesantiva l’aria della città, un sentore che accendeva un sentimento d’allerta e piegava a poco a poco la tempra di ognuno, infiacchendone lo spirito nel profondo: la paura. Gubbio viveva, in quell’anno, il terrore delle ripercussioni di quel Federico della dinastia degli Hohenstaufen, che era stato da poco consacrato imperatore da papa Adriano IV, il primo Federico di Svevia che i suoi detrattori e nemici avevano battezzato con l’epiteto di Barbarossa. Ogni luogo ̶ Gubbio compresa ̶ avrebbe dovuti col tempo piegarsi al suo volere”.

Interessante come l’autore abbia messo in risalto quest’atmosfera sospesa anche fra i soldati e i cavalieri dell’imperatore, uomini avvezzi (o così abitualmente immaginati) alla violenza e alla distruzione grazie alla figura del giovane Benno: “siamo carne da macello buttata nella mischia, senza un disegno preciso che ci preservi, senza una strategia che possa almeno una volta salvarci tutti quanti!”, ed ecco che la gloria, davanti al dono della vita che si sta per perdere, viene sgonfiata a puro “miraggio ignobile” propinato “come cura per il terrore”.

Eppure su tutti i personaggi aleggiano un’aspettativa e una speranza di qualcosa di positivo che possa ribaltare all’improvviso una situazione disperata ed ecco che sono ben inserite nel romanzo le figure storiche del vescovo Ubaldo e dell’imperatore Federico.

Non mancano “gli agnelli sacrificali” della vicenda, a buon diritto direi io, poiché nella Storia ci sono anche e soprattutto quelli…

Il romanzo, nella sua interezza rispecchia questo lungo momento di trepida attesa, quindi il ritmo è più psicologico che fisico.

Ben documentato e ben scritto.



 

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