Titolo: Toshiro - Serie La Fusione #3
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Lei ha seminato sofferenza e rabbia, in cerca di vendetta,
ma ha trovato sulla sua strada la sorte peggiore che il destino, o forse il
karma, le potesse riservare: Toshiro Takeda. È conosciuto dai nemici per il suo
essere implacabile e dalle amanti come maestro di corde, ha promesso lealtà ai
Cimino per via degli affari e della sua amicizia con Danielle. Scoverà il loro
nemico del momento e, invece di consegnarlo nelle mani di Jack, come da accordi
presi, mentirà sulla sua brusca fine e sulla sua identità. Rapirà quella donna
e la farà sua prigioniera, portandola a sperare in una precoce morte,
sicuramente più compassionevole del sadico principe della yakuza. I loro mondi,
fatti di menzogne e di atti illeciti, verranno stravolti da sentimenti
contrastanti, da un odio profondo che non conosce rimorsi. Esiste pena peggiore
che diventare la schiava di un dominatore che non conosce né limiti né pietà?
Toshiro, come stabilito inizialmente, giocherà con il nemico e si divertirà a
vederlo soffrire fino a farlo perire o gli regalerà una sorte migliore?
Riuscirà a nascondere le sue bugie e a mantenere solida la fusione con i
Cimino?
Terzo
volume della serie Fusion.
Il
principe della yakuza fa da protagonista a questa vicenda che è un proseguo del
volume precedente.
Toshiro
che rapisce quella che dovrebbe essere una nemica, quella che ha attentato alla
vita di Danielle, ma quello scricciolo non ha nessuna intenzione di abbassare
la testa.
E
diventa un tarlo per il bel giapponese.
Lei lo sfida, lui la punisce.
Un gioco perverso che pian piano trasmuta in
un sentimento che Toshiro non aveva previsto.
Ma
quella vita ha regole precise e Takeda si troverà a liberarla e tenerla, in ugual
misura, prigioniera del suo volere.
La bella Sylvie non retrocede, ma si ritroverà
vittima di un sentimento che la lega al suo carnefice a cui non riesce a
rinunciare.
Ho apprezzato la precisione
dell’autrice nello spiegare, a inizio libro, ogni singolo termine che usa nel
testo e che appartiene a una cultura che io amo.
Un popolo che ha regole
rigide, basate in primis sull’educazione, su quel non far trasparire sentimenti
esattamente come fa Toshiro.
Le ha sapute riportare in
ogni pagina inserendole in un contesto ben preciso.
Due culture che si scontrano
anzi tre, considerando i Cimino che fanno da sfondo alla storia.
Ritroviamo infatti quei
personaggi conosciuti nei precedenti volumi e sono divertenti le scaramucce fra
Jack e Toshiro, così come spicca la figura di Danielle che sa ben tenere testa
a un uomo come Takeda.
In merito a Sylvie è una
donna di grande coraggio, che va capita e non giudicata per quel ruolo che può
apparire di sottomessa.
La forza di una donna la si
riconosce quando questa si trova in ginocchio, quando nonostante il mondo le
gridi di abbassare la testa lei non lo fa, anche se può sembrare il contrario.
Una donna lotta e si rimette
in gioco quando tutto le rema contro.
Ovviamente io sono sempre
per la regola di andare oltre le righe e cogliere l’essenza del personaggio e
in Sylvie ho rivisto tutto l’amore che Ileana le ha voluto trasmettere.
Sembrava di avvertire le
lacrime dell’autrice mentre costruiva la sua storia, perché la sofferenza della
protagonista era troppo vivida.
Niente è stato lasciato al
caso, nemmeno la crudezza di alcune scene, perché altrimenti sarebbe inutile
scrivere un mafia, equivarrebbe a un music senza musica.
Quindi complimenti a Ileana
per essere entrata nel ruolo di autrice di quel genere che, anche in una
guerra fra “famiglie”, lascia spazio a quel sentimento noto come amore.
A presto
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