Il protagonista, Claude Martigny, commissario capo della squadra mobile della questura di Rovigo, è un uomo tutto d’un pezzo e che sa fare bene il suo lavoro, ecco perché inizialmente, quando riceve la visita dell’investigatrice privata Elettra Smirnova che vuole riaprire un caso da lui chiuso, quello della scomparsa di una certa Anna Gruber, si indispettisce; ma Martigny è anche un uomo intelligente e lascia la porta aperta al beneficio del dubbio: accetta di collaborare con la donna in cambio di un “passaporto per la sua libertà” che gli permetterà di chiudere per sempre col suo non piacevole passato con l’ex moglie.
Le indagini sulla Gruber mostrano i due che cercano di dipanare l’intricata matassa (fra scontrini fiscali, doppi cellulari, congetture e false piste) che si aggroviglia ancor più quando, alla scomparsa della Gruber, si affiancano quelle di altre due persone: un vedovo e una ninfomane. Si tratta di sparizioni? Suicidi? Omicidi? Quello che è sicuro è che non c’è nulla di banale nell’intreccio che risulta del tutto interessante e godibile fino in fondo.
Mi sono piaciuti i personaggi: primo fra tutti il commissario, un “duro” che però nella vita privata si mostra con tutte le sue debolezze (la rabbia per dover ancora pagare gli alimenti all’ex moglie, i dubbi sulle sue capacità di corteggiamento ̶ dopo tanti anni ̶ quando si accorge di essersi innamorato), le sue piccole manie (dare dei nomignoli alle persone che conosce, appuntare ogni cosa sui post-it); Elettra Smirnova “terribilmente intelligente, perspicace, sexy”, ma anche molto “spudorata”; i colleghi di Martigny: l’ispettore napoletano Nicola Russo collaboratore affidabile, il sovrintendente Morelli “il mago di internet” e super esperto di informatica forense, Proietti coatto e donnaiolo, Pappalardo, lo “scarabocchio di un fumettista su un pezzo di carta” senza “il guizzo investigativo”, ma “ottimo esecutore”; Claudette, mamma settantenne del commissario, deliziosamente chiacchierona… tutti personaggi (e ce ne sono tanti altri oltre a questi!) sono affrescati con maestria realistica.
Il mistero è molto: la vicenda rimane intricata fino alla fine e non manca il colpo di scena conclusivo.
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