All’inizio del Settecento, la porcellana cinese è ambita da nobili e famiglie regnanti. Ma la sua formula è protetta dal segreto di stato da parte della Cina e vani sono tutti i tentativi per riprodurla. Un alchimista tedesco, Bottger, viene arrestato a Dresda e condotto al palazzo reale dal re di Sassonia, convinto che egli possa scoprirne la formula. Nel suo lavoro viene supportato dall’amico, il fisico Von Tschirnhaus. Tuttavia la ricerca rimane infruttuosa finché per caso i due non s’imbattono nella vicenda di una misteriosa donna alchimista, Osmolinda, vissuta due secoli prima…
Nei primi anni del 1700, nel castello di Grossedlitz, il principe ed Elettore di Sassonia Federico Augusto I detto il Forte, tenne per molto tempo prigioniero il giovane alchimista Johann Friedrich Bottger. Da lui avrebbe voluto che trovasse la formula alchemica per trasformare i metalli vili in oro, per via della guerra contro la Svezia che assorbiva notevoli quantità di denaro dalle casse dello stato. Dopo anni di tentativi il giovane recluso trovò nel conte Ehrenfield Von Tschirnhaus, che già possedeva una fabbrica di vetro vicino Dresda, un valido alleato; il quale riuscì a convincere il Principe della possibilità più concreta e quindi più remunerativa, di trovare la composizione della porcellana, fino ad allora sconosciuta in occidente, definita “oro bianco”, molto costosa perché gli oggetti in porcellana erano ottenibili solo d’importazione dalla Cina che ne deteneva gelosamente il segreto di fabbricazione. I due provarono e riprovarono a far interagire tra loro molte sostanze, terre e minerali, ed infine riuscirono nell’impresa con la scoperta del materiale fondamentale nel processo di impasto: il caolino . Fu così che nacque la prima manifattura europea della preziosa porcellana e la Real Fabbrica di Meissen che i due scopritori portarono avanti per qualche anno, finché il segreto della formula trapelò e la preziosa produzione si diffuse in varie parti d’Europa.
Sulla base storica, Maria Enea costruisce un delicato racconto che intreccia le vicende del diciottesimo secolo con avvenimenti che sarebbero accaduti un secolo prima. Una giovane donna Osmolinda Martens, originaria della città di Gand, nelle Fiandre, appassionata cultrice dell’Arte Ermetica, sposa il suo amato Andreas, anch’egli alchimista; il quale però, a poco, a poco, si rivelerà uomo dedito al vizio e al gioco, più che alla famiglia ed allo studio dell’Opera. Con lui la ragazza si trasferisce a Dresda, in Sassonia, nella casa avita, che ospita anche un grande e fornito laboratorio alchemico. Sarà lei a portare avanti prima con il marito e successivamente da sola, le ricerche sia degli straordinari miscugli alchemici, sia della singolare formula della bramata porcellana.
Scritto con scorrevolezza e su diversi piani temporali, il racconto si legge tutto di un fiato. L’autrice dimostra di conoscere bene sia le terminologie che le procedure legate all’antica arte dell’Alchimia che, precorrendo la scienza moderna, ha avuto il merito di scoperte importanti sia in ambito chimico che in quello farmaceutico. Sulla falsariga di un avvenimento storico Maria Enea da vita e anima ad una scienziata ante litteram, ad una donna che costruisce con coraggio e cognizione il suo sapere personale e la sua consapevolezza individuale, in un’epoca in cui alle donne venivano precluse.
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