Amanda e Mac separano le loro strade professionali: lei rimane a insegnare al liceo, lui si trasferisce all’Università. La loro situazione è un po’ cambiata: mentre Mac rimane statico nella sua lamentosa ambiguità (molto più statico rispetto al primo volume), Amanda risulta essere un personaggio più dinamico e, in realtà, è proprio il suo personaggio che porta avanti la narrazione; ormai conclusa la storia di diversi anni con il suo compagno Paul poiché “il sentimento d’amore che prima li univa (…) si era trasformato in un bene fraterno”, la donna, adesso libera, si lega alla speranza che l’uomo di cui si è innamorata non le risponda “picche”. Amanda sa che da Mac può aspettarsi solo briciole, ma è così follemente innamorata che è convinta che potranno bastarle, salvo poi ingelosirsi e arrabbiarsi perché, com’era naturale che accadesse, si rende conto di non poter continuare così per tutta la vita. Ecco che il suo personaggio inizia a fare un’altalena tra l’accettazione di questa condizione di sospensione e la ribellione alla stessa. Gli scrive messaggi ed e-mail infiniti, poi s’impone di non farlo; torna e ritorna (più volte) tenacemente e testardamente a scrivergli nonostante perduri in lei un’insicurezza nei riguardi del futuro. Vorrebbe legarlo a sé per sempre e indissolubilmente come accade nei suoi numerosissimi sogni. Troppi sogni a occhi aperti e chiusi: alcuni necessari, in gran parte ridondanti e che appesantiscono una narrazione già di per sé molto ricca. Alcuni errori grammaticali e alcuni refusi.
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