11 marzo 2021

RECENSIONE: - "Fiori d'Oriente" - di Conny Melchiorre





Flavia deve sostenere l'ultimo esame alla facoltà di Filosofia. Il più temibile di tutti: Storia e cultura del Mediterraneo, con il professor Zeno Martini, bizzarro docente, sul quale corrono voci sbalorditive. Siamo nei primi anni del Duemila a L'Aquila. E' febbraio. E' buio. Fa freddo. Flavia s'incammina di notte per le viuzze storiche della città, perché la sessione inizia alle 6 di mattina. Imprevedibilmente, quello che per la ragazza si prospetta come un incubo, si trasforma nel sogno della vita. Martini le propone di entrare nella sua equipe di ricerca e di partire per la Grecia e la Turchia. Con lei ci sono Federica, Anna, Simona e Angela, studentesse molto diverse tra loro, per indole e aspetto. Le aiuterà Ilkay, la loro guida, insieme alle sue amiche. Ed eccole diventare amiche e Fiori d'Oriente. Bellissimi boccioli di piante diverse, che sbocceranno in donne, durante questo viaggio dei viaggi. Le giovani saranno traghettate in un mondo fascinoso, di spezie orientali, fragranze inusuali, colori sgargianti, danza del ventre, complicità rassicuranti, ricchezza del Gran Bazar, povertà delle campagne. Ognuna di loro cela un segreto. Quale?

Flavia, voce narrante e protagonista, attrae l’interesse del suo professore di storia e cultura del Mediterraneo, Zeno Martini, quando dimostra di conoscere la storia di Scherazade. Ѐ così che le propone di affrontare un viaggio in Grecia e in Turchia insieme ad altre quattro colleghe per una ricerca in cui dovranno studiare gli usi e i costumi del luogo.

Non è un viaggio di ricerca qualunque, Flavia se ne rende subito conto quando, in Grecia, ascolta la lezione di vita di Martini: “non è fondamentale solo la meta che ci siamo prefissati, è soprattutto importante il viaggio che abbiamo intrapreso per arrivarci”. In virtù di ciò, il professore invita le sue allieve a tenere un diario emozionale di questo viaggio. Facendo tesoro di ogni consiglio,

e in linea con il contesto del viaggio, Flavia si rivolgerà nel suo diario a Scherazade, perché proprio dal racconto della sua storia è iniziata questa sua esperienza.

Martini viene trattenuto alla dogana e le ragazze procedono per la Turchia da sole. Il mondo che s’impegnano a conoscere, fatto di profumi e fragranze speziate, di tè alla mela e alla cannella, di danze del ventre, di caffeomanzia le conquista e le avvolge con la sua ospitalità genuina e sorridente; le conduce a rapporti più veri e più sinceri basati sulla complicità; con i suoi gesti rituali comunica loro l’esistenza ancora densa delle cose importanti per l’essere umano; mette alla porta la freneticità e lo stress occidentale, banditi e piacevolmente dimenticati.

L’esperienza del soggiorno in Turchia tinge la vita delle studentesse di nuove aspettative per il futuro perché come dice il poeta turco Nazim Hikmet “i più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti”; dona loro la capacità di aprirsi generosamente all’altro e Flavia questa lezione l’ha fatta sua: “se un nostro caro, un nostro amico, un nostro parente, non chiede aiuto, (…) non significa che non ne abbia bisogno. A volte la mano si deve tendere comunque, per evitare che una persona affondi nella solitudine”. Questo viaggio le ha rese donne consapevoli.

Ho trovato davvero gradevole la figura del professore, vissuto come temibile e terribile all’inizio, seppur stimato per la sua profonda cultura, ma ricco di una sua grande umanità e vulnerabilità che conquista l’affetto delle sue studentesse.

Ho molto apprezzato lo stile dell’autrice: le descrizioni sono leggiadre come lievi tocchi di pennello, ma hanno la capacità di comporre nella mente immagini vivide di quanto narrato, quasi fosse un dipinto, ma scritto. Davvero apprezzabilissimo!


Voto 💜💜💜💜💜



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