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Cosa accadrebbe se fosse possibile modificare la realtà
attraverso i sogni? O magari usarla come ponte per superare confini
invalicabili come la morte?
Marco ha
perso i genitori in un incidente stradale e vive con i nonni, trascinandosi in
una quotidianità irrisolta. I sogni vigili, che ha da sempre, sono diventati
incubi ricorrenti in cui rivive la sua tragedia. L’inizio dell’anno in una nuova scuola è
sconvolgente. Aggredito da un barbone per strada, minacciato da un bullo,
conosce Diana, sua compagna di scuola che ama come lui la musica e il karate.
Le conseguenze degli incontri gli permettono di scoprire un’eredità che si
manifesta a volte nella sua famiglia: la capacità di vivere i sogni e di plasmare
la realtà attraverso di essi. Inizia così un duplice viaggio accompagnato
dall’amore che sboccia fra lui e Diana, dentro sé stesso e all’interno di un
mondo fantastico dove ogni regola sembra non esistere e arriva a maturare la
folle convinzione di poter incontrare i suoi genitori ancora una volta.
Riuscirà nel suo tentativo o si perderà nello spazio infinito del mondo
onirico?
Canto di Sogni è un romanzo profondo e toccante che affronta
attraverso l'allegoria del viaggio nei sogni temi come l'amore, il dolore e la
morte. Se vi sono piaciuti Stardust o Al di là dei sogni, vi innamorerete di
questo libro.
Ben trovate anime belle. Altro giro di Review Party,
ma questa volta torno al mio grande amore: il Fantasy.
È sempre difficile, per la sottoscritta, narrare
attraverso una recensione cosa possa lasciare un libro. Per questo mi prendo
quel tempo necessario per rimettere in ordine le idee. Il primo complimento,
intanto, va all’autore per la scelta della cover. Sono un’appassionata d’arte e
ammiro le cose bella, e questa copertina e un tripudio di colori e, lasciatemi
passare i termini, un boom di potere. Ti pare di avvertirla la capacità innata
che possiede il protagonista di questo romanzo, Marco.
Altra nota di merito è il linguaggio usato dall’autore;
fluido, lineare, senza troppi giri di parole, a parte alcuni concetti che io
avrei eliminato (ma è opinione personale), non si può dire che “Canto dei Sogni”
non sia un bel libro, ma … ovviamente c’è un ma… è un romanzo che va capito.
Quindi basta chiudere gli occhi per seguire la storia di un ragazzo che ha un
dono che non ha chiesto. La genetica non regala solo il colore degli occhi, i
capelli o caratteristiche fisiche che ci accomunano a un altro. La genetica
alle volte fa dei regali inaspettati, non visibili ad occhio umano, ma che
diventano una parte integrante della persona, che non le chiede, ma le riceve.
Varcare il confine dei sogni, superare quella linea sottile che divide la
realtà dal mondo onirico è qualcosa che, almeno io, vorrei possedere. Chiudi
gli occhi, e ti ritrovi lì dove tu puoi comandare su un sogno, che sia tuo o
quello di un altro. Ma l’oscurità non si risparmia, e un prato colorato può divenire
un deserto arido, in cui gli Oscuri fanno da padroni. Il mondo onirico, mentre
lo leggevo, lo immaginavo simile a quelli creati da Dante Alighieri, una torre
che dalle fondamenta della terra spicca verso l’alto e ti avvicina a chi questa
vita l’ha dovuta lasciare. Lo sapete ormai, poco guardo forma, dialoghi virgole
o meno, quando leggo un romanzo. Vado oltre e mi piace leggere l’essenza
racchiusa in delle pagine che, possono o meno, diventare biglietti per fare un
lungo viaggio. Canto dei Sogni lo è stato; l’autore ha dato vita a un mondo nel
mondo. Delicato nella descrizione di quel dolore che piega un adolescente che
si ritrova solo al mondo; dolce nell’espressione dell’amore di due ragazzi che
si ritrovano in quella malinconia reciproca che leggono negli occhi una dell’altro.
L’amore che diventa la luce che abbatte l’oscurità, che foggia un’armatura
splendente per contrastare gli attacchi degli oscuri. C’è stato molto in questo
libro, anche l’affetto di due nonni verso un nipote che reprime la rabbia per
quello che è successo, e lì è sembrato di scorgere la tristezza di un ricordo
verso quelle figure che accompagnano i propri nipoti per tutta la vita. Ogni
sogno era una scoperta, ogni viaggio un modo per Marco per aiutare e aiutarsi,
perché si sa alle volte le paure si esorcizzano tentando di porre rimedio a
quelle degli altri. Dovessi descrivere questo romanzo in una parola direi:
incredibile. A tutti piacerebbe entrare nel mondo onirico con la consapevolezza
di poter governare i propri sogni, di comprendere quei messaggeri che, chissà, vengono
animati proprio da chi non c’è più. Marco è andato oltre ha salito quei gradini
dell’alta torre per cercare chi se ne è andato.
Nelle sue paure ha trovato il coraggio, l’equilibrio.
Tutto è stato calcolato nella stesura di questo romanzo, perché anche quest’ultimo
fattore ( l’equilibrio) è fondamentale per imparare a dominare le emozioni, le pulsioni,
le paure e l’autore è stato in gamba a inserire le arti marziali che sono gli strumenti
per raggiungere lo zen.
Gli faccio i complimenti, per lo scritto che si
alterna fra sogni e realtà, per i ricordi che macchiano le pagine, per la sua puntigliosità
nel descrivere determinate cose. Il mondo dell’editoria italiana è formato
principalmente da donne, perché si dice che possano esprime al meglio la
profondità di alcuni sentimenti, ma date una penna in mano a un uomo, e saprà
trasformare il mondo ordinario in uno scenario fantastico.
A presto
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