12 febbraio 2021

RECENSIONE: - "Un Giardino Veneziano" - di Marisa Gianotti




 Un giardino veneziano
 Marisa Gianotti
 romanzo contemporaneo
 Gilgamesh Edizioni
 2 novembre 2020
 cartaceo, ebook
 160


Giuditta, unica della famiglia sfuggita all’Olocausto, ritorna a Venezia e trascorre gli ultimi anni della sua vita in una casa con un grande giardino.

In questo raro spazio verde della città lagunare si intrecciano le vicende di persone diverse fra loro per età, provenienza ed estrazione sociale, a volte con un passato di grande sofferenza, come Tom, un ex partigiano, e Rosetta, un’orfana cresciuta alle Zitelle.

I personaggi di questo romanzo sono legati dal loro talento artistico: Giuditta disegna, i suoi cugini americani sono musicisti, Tom è pittore, Carlo mastro vetraio, Polo crea oggetti d’arte.

Una festa in maschera trasformerà, in una serata d’estate, il giardino in un teatro dove si incontreranno i più famosi personaggi veneziani.

I tanti protagonisti non sono legati fra loro dalla sola arte, ma anche dal bisogno ancestrale, come sostiene Platone nel Simposio, di trovare “l’altra metà” con la quale completarsi e condividere l’esistenza. Questo bisogno, nonostante le diverse occasioni che si presenteranno a Venezia, Napoli e Londra, non sempre verrà soddisfatto.

Con stile fluido, incisivo, l’autrice illustra con sensibilità narrativa e acuta sintesi sia una Venezia suggestiva, sia la psicologia di personaggi ben caratterizzati.






Protagonista indiscusso di questo romanzo è, come recita il titolo stesso, un giardino veneziano. Esso “accompagna il trascorrere del tempo” e sottolinea il susseguirsi delle stagioni. Intorno ad esso, e grazie ad esso, inoltre, si intrecciano le vite di alcuni personaggi, ognuno con la propria storie e il proprio passato doloroso, ma accomunati dal fatto di essere artisti: Carlo soffia il vetro, Tom dipinge, la signora Giuditta illustra libri per bambini… sono persone solitarie che grazie a un qualcosa che li lega al giardino si incontrano, stringono amicizia e man mano acquistano un atteggiamento più aperto verso il mondo circostante.

Non ci sono solo gli artisti, ma anche le “persone semplici”, meno affettate come Rosetta, Berto e Bepi. La differenza culturale viene sapientemente messa in risalto dall’autrice tramite l’uso di un differente registro linguistico: l’italiano per gli artisti, il dialetto veneziano per le persone del popolo.

Il sapore dolce-amaro misto tra miele e malinconia delle vicende trova lo sfondo di una Venezia malinconica e descritta, senza eccessi, nelle sue opere architettoniche e non.

Ѐ fortemente sentito l’inesorabile trascorrere del tempo che cambia tutto.

Sapientemente orchestrato, il romanzo ha struttura circolare: ciò che troviamo all’inizio in apertura, si ritrova nella parte conclusiva e ogni tassello occupa perfettamente il suo posto. Anche la dolce malinconia diffusa, alla fine lascia il posto ai profumi e ai colori gioiosi del “tutto risolto bene” e la narrazione diviene più frizzante e scattante.

Voto 💜💜💜💜💜





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