Titolo: VENERE
Sottotitolo: CUORI DI METALLO - RESILIENZA
Autore: Aurora Ballarin
Editore: Lifechain (Pubme)
Disponibilità: Ebook - Cartaceo - Kindle Unlimited
Prezzo: 0,99€ (lancio) - 2,99€ - Cartaceo nd.
Genere: ROMANCE | NEW ADULT | COLLEGE ROMANCE
Tropes: slow burn - second chance
Data d'uscita: 18/1
Venere ha solo
diciotto anni; diciotto anni di abusi e umiliazioni. La sola fonte di luce in
quel buio è suo fratello Micheal, l’unico che le abbia fatto conoscere
l’affetto e regalato un po’ di pace. Ma vivere in un piccolo centro abitato
significa essere esposti costantemente al giudizio della gente.
Gente che le
ha fatto perdere ogni interesse per l’amore.
Perché l’amore
fa male.
L’amore è
violenza… non c’è nient’altro in quel sentimento. Nulla per cui valga la pena
di lottare.
Questo è ciò
che si è ripetuta per tutta la vita, fino a quando non ha incontrato lui...
Adam ha
diciannove anni, ciuffo rosso e bellezza da mozzare il fiato. Adam è sfacciato
e ironico, ma anche così dolce da scalfire il muro di ghiaccio che Venere ha
costruito intorno al suo cuore. Perdersi in quegli occhi chiari può essere
rischioso, ma forse anche l’unica speranza. Lui sembra capire ogni emozione e
pensiero che le passa per la testa in un modo che le è incomprensibile, ma
consegnargli il suo cuore potrebbe rovinare entrambi.
Due esistenze
infrante. Due cuori di metallo forgiati dal dolore e dalle perdite.
Venere
riuscirà a riemergere dalle tenebre, oppure affogherà per sempre nell'abisso
dei suoi incubi?
È ormai prassi per me, quando leggo un romanzo che mi
colpisce particolarmente, prendere un bel respiro, riflettere e poi scrivere la
recensione.
Una recensione che faccio di pancia, proprio perché
voglio che ciò che un libro mi dà arrivi a chi legge queste righe.
Aurora Ballarin è un’autrice che ho più volte letto in passato e, anche nei suoi fantasy, lei lascia quel pezzo di anima che sta a noi lettrici trovare ed accogliere.
Venere è uno scritto diverso dai precedenti, è
una realtà quella che narra la Ballarin, che fa parte della nostra
quotidianità, ma che per vergogna o per omertà viene nascosta.
Il primo grazie che le rivolgo, risiede proprio nell’aver
dato voci a quelle verità che alcuni non accettano, ma esistono.
Venere e la sua infanzia rubata; Venere e quei mostri
che si nascondono sotto la maschera di chi dovrebbe proteggere e non offendere.
Venere è il suo corpo violato, i suoi sogni
trasformati in incubi, il suo essere donna deturpato, ferito.
Una cicatrice che il tempo non riesce a cancellare,
una ferita viva che si riflette nel terrore che portano i suoi occhi.
Venere e Adam.
Lui arriva, come il fulmine a ciel sereno, che illumina
una notte fatta di tempesta.
Lui e il suo sorriso, la sua goffaggine, il senso dell’orientamento
pari a zero. Semplicemente lui.
E io l’ho amato quel ragazzo dai capelli che hanno
rubato al fuoco un po' dei loro riflessi, quello i cui occhi sono di un colore
che va dal verde al marrone.
Caldi, accoglienti, come l’abbraccio in cui racchiude
quella ragazzina la cui unica colpa è stata di essere usata da chi doveva
proteggerla e amarla…
Amore che Adam teme, perché anche lui ha il suo
fardello sulle spalle che lo ha piegato, ma non spezzato.
Se potessi definire questo ragazzo - che la Ballarin
ha descritto come se fosse vivo- con una parola sarebbe: sole.
Luminoso, caldo, potente tanto da spalancare quelle
nuvole, quella tempesta in cui si è trovata Venere.
Non è un argomento facile quello trattato dall’autrice,
eppure la sua maestria è stata quello di renderlo leggero, delicato come le ali
di una farfalla che nonostante tutto vola verso l’alto, sfidando la pioggia e
il vento.
L’ho letto in meno di niente, divertita da quel ragazzo che va matto per il cioccolato, affascinata da Venere che nonostante tutto ha deciso di vivere.
Mi sono commossa davanti a quelle cicatrici che sono una il riflesso dell’altro, che custodiscono un cuore sì di latta, ma che batte, perché dove c’è amore c’è vita a dispetto di tutto, dell’odio, di mani che violano un corpo, di lacrime che pian piano assumono un altro sapore. Amare è rispettare, questo è il senso del romanzo di Aurora.
Che sia moglie, figlia,
conoscente, la donna non deve essere trattata come un oggetto, ma come un
soggetto che si porta tutto dentro.
La Ballarin è stata capace di farti sentire ogni
sfumatura di quel rapporto che pian piano si è instaurato fra due anime rotte,
ma che si completano.
L’uno è il riflesso di quello che l’altra ha dovuto
sopportare, e insieme hanno accolto il dolore per renderlo amore.
È mia abitudine ringraziare le autrici che lasciano il
segno con i loro scritti.
Durante la lettura sono stati molti i momenti in cui
il nodo si è formato in gola, proprio per l’intensità di quelle emozioni che hanno
accompagnato quei PoV dove sono Adam e Venere a parlare, a parlarci.
Ribadisco quanto detto in altre recensioni, non
importa il numero di copie vendute per un autore, la cosa fondamentale è sfiorare
l’anima di chi li legge, lasciare il segno, che si può tradurre in una riflessione,
in una lacrima che sfugge.
Ecco quando una scrittrice arriva a questo può solo gioirne,
perché le sue parole non si sommeranno ad altre già lette ma rimarranno
comunque nel cuore di chi sfoglia i suoi romanzi.
A presto
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