27 maggio 2021

BLOGTOUR/ Ambientazione - "Angeli della vita" - di Margherita Donati

 



Ambientazione di “Angeli della Vita”



L’ambientazione di “Angeli della Vita” è simile a quella trovata in “Angeli della Morte”, anche se le vicende sono ben diverse. Ecco alcuni dei posti che potete trovare all’interno della storia.



Stonehenge:



Beh. Stonehenge lo conosciamo un po’ tutti. Questo sito viene usato molto nei racconti perché pieno di mistero e magia, è avvolto da una nube di domande su come sia stato costruito e sull’epoca a cui risale. Sfruttare le leggende che gli ruotano attorno è stato molto naturale.


Per la sua descrizione mi sono attenuta all’antica pianta che lo caratterizzava. Non ho aggiunto niente, mi sono limitata a presentarlo così com’era nella realtà storica.

Ho scelto una leggenda che lo rende protagonista per unirlo a Lucifero e, in qualche modo, anche ad Angeli e Demoni.


Da “Angeli della Vita”

[…] Era il crepuscolo. Solo un fuoco riscaldava quella sera d’inverno.

La luna illuminava il cielo oscurando le stelle, su di noi però c’era un’ombra provocata da qualcosa. Colonne. Pilastri.

Ruotai su me stessa.

Megaliti, organizzati in un cerchio quasi perfetto.

Stonehenge. […]


[…] Stonehenge ha una pianta circolare formata da un fossato di diametro di circa cento metri. Subito all’interno, disposte lungo il confine, sono state individuate cinquantasei buche, chiamate Buche di Aubrey, dall’archeologo che le scoprì a metà del milleseicento. Qui vi sono quattro stazioni, costituite da due pietre e due piccoli tumuli, disposte in modo da formare un rettangolo perfetto. Non se ne conosce la funzione, ma alcuni credono che queste pietre siano punti di incontro fra le linee di corrispondenza del sorgere e del tramontare della luna e del sole in determinati periodi dell’anno. Sembra essere proprio un antico calendario. […]

Più all’interno, troviamo altre due circonferenze, una di ventinove e l’altra di trenta buche. […]

Arriviamo finalmente alla struttura in pietra del monumento. Questa è divisa in tre parti: il cerchio di Sarsen, chiamato il Cerchio del Sole, le Bluestones, anche detto il Cerchio della Luna, e i cinque Triliti. […]

In direzione nord-est, parte un viale, la Avenue, lungo il quale è posta la Heel Stone, pietra del tallone, un monolito alto circa cinque metri. Si racconta che le pietre che formano Stonehenge fossero possedute da una vecchia signora. Il Diavolo le scoprì e se ne volle impossessare, quindi si travestì da gentiluomo e andò a visitare l’anziana. Le chiese se le pietre fossero in vendita, ma, vedendola riluttante all’idea, le mostrò una grossa borsa di monete d’oro, le disse che avrebbe potuto avere tutte quelle che fosse riuscita a contare nel tempo che lui avrebbe impiegato a portar via le pietre. Credendo che quell’uomo non sarebbe mai riuscito a spostarle, la vecchietta accettò. Immediatamente Lucifero usò i suoi poteri e fece sparire le pietre, trasportandole qui, e la donna non riuscì a contare nemmeno uno spicciolo. Tornato a Salisbury, Satana sistemò i suoi monoliti. Un giorno però, incontrò un frate che lo sfidò rispondendo al suo quesito sul numero di rocce presenti nel sito: “ce ne sono più di quante se ne possano contare”. Quella era la risposta giusta. Lucifero si arrabbiò così tanto che gli lanciò addosso una delle pietre, questa colpì il tallone del frate, e da qui il nome di Heel Stone.




Casa di Emily:




La lugubre palazzina tanto amata da Elisabeth è dove si articola gran parte di “Angeli della Vita”.

Ho cercato di sfruttare ogni stanza presentata per far muovere i personaggi, ogni anfratto che ho descritto è utile ai fini del racconto, soprattutto il piccolo giardinetto nascosto dove Emily, Kamael e, prima, Rochel, poi Astarte e Samael si allenano.


Da “Angeli della Morte”


[…] Io e mia madre vivevamo nella periferia londinese in un palazzo vecchio stile un po’ lugubre e, con la nebbia mattutina, tendenzialmente terrificante. Beth aveva un certo gusto per l’orrido e con quella casa aveva fatto il suo acquisto più stravagante. Si estendeva più in altezza che in larghezza ed era una palazzina abitata da più famiglie; noi occupavamo il terzo e ultimo piano, ma i soffitti erano alti perciò sembrava di vivere ancora più su. Le finestre erano ampie così, nonostante l’atmosfera da film horror, di giorno la luce filtrava senza ostacoli conferendole un’aria quasi romantica.



Da “Angeli della Vita”


[…] Era proprio lei. La lugubre e oscura palazzina di periferia tanto amata dalla mamma.

«Hai ancora le chiavi?», mi domandò Rochel guardando l’edificio di fronte a noi.

In risposta alza il vaso vicino all’antico e cigolante portone da film horror e aprii.

Mi seguirono, senza fiatare. Una volta davanti alla porta dell’appartamento, scelsi la chiave con le mani tremanti, dentro di me s’era fatta spazio una strana emozione, la infilai nella toppa e ruotai il pomello.

Era tutto come l’avevo lasciato: il divano con sopra una coperta di lana per le fredde notti invernali, i battenti delle due camere da letto aperti e le tazze della colazione ordinatamente riposte sul vano sopra l’acquaio. […]



A Dilmun, il Focolare:


Questo credo sia il luogo più suggestivo di “Angeli della Vita”, almeno io ho cercato di renderlo tale.

È una sala piena di emozioni, dove brucia il Fuoco della Fede, lì i Cherubini si manifestano in tutta la loro sacra perfezione.


Da “Angeli della Vita”



[…] La stanza del focolare era più piccola delle altre viste finora a Dilmun. Al centro, una pira di legna ardente illuminava l’ambiente buio, ai lati due angeli vestiti di bianco, con le ali candide come la neve, tenevano la testa bassa, sembravano delle statue nascoste sotto un’ampia tunica. Non eravamo soli, molti abitanti del Cielo erano in ginocchio, rivolti verso le pareti, le mani giunte in preghiera, le teste piegate in una riverenza e, mi sembrò di intravedere, le palpebre chiuse morbidamente. I colori diversi delle ali in bella vista mi entusiasmarono e l’aria beatamente malinconica che si respirava alleggerì la mia mente, ancora scossa dal rifiuto di Dilmun e da quello così netto di Azrael.

Il fuoco conferiva alle piume colori diversi, più tenui e misteriosi, sembravano impalpabili ed eteree come avvolte da una nuvola di fumo.

Il silenzio che abbracciava quel luogo era surreale e la devozione con cui pregavano tangibile. […]



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