10 maggio 2021

RECENSIONE: - "Io sono una famiglia - il gabbiano" - di Liz Chester Brown

 



Titolo: Io Sono Una Famiglia. Il Gabbiano

Autrice: Liz Chester

Casa Editrice: Self Publishing

Data di Pubblicazione: 30 Novembre 2019

 Genere: Narrativa

Autoconclusivo


Link Amazon: Formato Cartaceo






Sullo sfondo di una Liguria arroccata tra cielo e mare, le vicende di Arianna, dall'infanzia all'età matura, raccontate con sereno distacco e un pizzico di ironia. Un dramma familiare moderno che, con la leggerezza di un battito d'ali, non volge mai in tragedia grazie all'incrollabile forza dell'amore. La protagonista, nata e cresciuta senza l’amore materno, riuscirà infatti a uscire dal suo labirinto tirando fuori tutta l’energia positiva e costruttiva trasmessale dal padre e tenuta soffocata dalla malattia della madre. Un racconto che rimanda, per analogie di contenuto e di impalcatura narrativa, al "Notturno" op. 48 n. 1 di Fryderyk Chopin.





E’ questa la storia di Arianna e del suo difficile cammino per prendere coscienza di sé, del suo valore e del suo posto nella vita. Ed è anche la storia di tre generazioni narrate con gli occhi della protagonista; la sua famiglia, o meglio: la contrapposizione tra due modi opposti di porsi al mondo, che, nel divenire del tempo e degli eventi, sarà così tanto preponderante nella formazione della giovane Arianna e dei suoi fratelli.

I luoghi sono splendidi angoli del Golfo Paradiso, a ridosso del monte di Portofino, in Liguria. Bogliasco , Punta Chiappa, la riviera a picco sul mare, dove vele e gabbiani si lasciano la terra alle spalle per viaggiare lontano.

Sono questi gli ameni scenari, peraltro molto ben conosciuti dall’autrice, dove vivono Francesco Marsano e Ada Duella, i genitori di Arianna; i quali provengono da due famiglie affettivamente molto diverse. I Marsano, infatti, hanno allevato i loro due figli, Francesco e Lisetta, nell’abbraccio di un amore incondizionato e nella consapevolezza che la cultura e le amicizie vere siano i valori più importanti da perseguire.

I Duella vivono invece nella convinzione che siano il denaro e la prevaricazione le molle vincenti nella vita.

Per una serie di fortuite circostanze negli anni sessanta, Francesco Marsano e Ada, una delle figlie del dispotico patriarca Duella, si incontrano e si ritrovano fidanzati e poi sposi senza conoscersi veramente e ben lontani dall’intuire le differenze caratteriali e emotive che li dividono inesorabilmente.

Ada arriverà a disprezzare quel marito giocoso ed empatico, così diverso dall’intollerante figura paterna e non proverà per i figli, quell’amore materno che Arianna ritrova invece nella zia Lisetta.

I figli: Ginevra, Arianna e, finalmente il tanto agognato maschio Emanuele, resteranno impigliati nei sempre più ferrei voleri di una madre autoritaria. Lacerati dal bisogno di libertà e dal senso di colpa di non essere all’altezza dei desideri materni. Francesco, dal canto suo, cerca per quanto gli sia possibile di alleviare le pene dei suoi figlioli e di donare loro tutto l’amore di cui è capace, in un sottile equilibrio, per preservare la famiglia, con la prepotente e imperiosa volontà della moglie.


Dall’amore grande che aveva ricevuto, Francesco traeva la forza per accettare e sopportare i disagi della sua vita familiare. E grazie al suo carattere ottimista e all’allegria che accompagnava tutto il supo modo di essere, riusciva a dare un’immagine di serenità a parenti e amici. Dietro le battute e il suo umorismo nascondeva la sua sofferenza e riusciva a celare a tutti la malattia di Ada. Perché così credeva fosse la cosa giusta. E, d’altra parte, non vedeva alternativa”


Questa dicotomia nel concepire la vita e i rapporti umani avrà un grande peso nell’esistenza di Arianna e nelle sue scelte. Sospesa tra un’anaffettività astuta, camuffata, malata, vissuta consciamente nei suoi aspetti manipolatori e impositori, e un sentimento amorevole sotterraneo, nascosto, complice, percepito quasi inconsciamente come giusto, che le ha permesso di lasciare un piccolo spiraglio, una fessura da cui iniziare il proprio riscatto.


Una narrazione scorrevole e appassionata che ben esprime il disagio psicologico e il travaglio interiore della protagonista; riuscendo a esplicare essenzialmente e storicamente e il greve fardello del quale Arianna cercherà di liberarsi con l’aiuto di un amico fidato, della passione per la musica e dell’ascolto attento di un bravo psicologo.

L’autrice racconta con trasporto le vicende familiari: le angherie della madre, nella sua concezione squilibrata di “rispetto”, messe in pratica per ottenere la piena obbedienza da parte dei figli, le piccole, dolcissime strategie attuate dal padre per rendere meno pesanti le atmosfere, i meccanismi perversi nei rapporti interpersonali dei Duella che porteranno alla malattia mentale del più piccolo della famiglia, lo zio Angelino, definitivamente perso, con la mente dilaniata nel gorgo di ferree, incontestabili discipline e continui litigi genitoriali.


<<L’adolescenza è stato senz’altro il periodo più brutto…>> confessò Arianna al dottor Bellone. <<La voglia di ribellione, che prende chiunque a quell’età. Esplose con tutta la sua forza, che era poi la grande rabbia che provavo. Lottavo come una belva; mi dannavo; piangevo mi sarei potuta strappare anche tutti i capelli dalla testa: niente. Con mia madre non c’era nulla da fare. Era sempre lei la più forte….>>”


Un romanzo di formazione intenso e accorato, nel quale si leggono tra le righe elementi autobiografici, e che ha valso recentemente a Liz Chester Brown un meritato primo posto al “Premio Maria Dicorato” a Milano e un secondo posto al “Premio Ingenium volat, liber manent” dell’associazione “NAOS arte e cultura”.




Nessun commento:

Posta un commento