Leggere questo romanzo è stato un viaggio emozionate nella Sardegna degli anni cinquanta, tra legami familiari, il duro lavoro in campagna, speranze, sogni, rimorsi e grande coraggio.
È un libro dal sapore antico e la scrittura evocativa ha suscitato in me tante emozioni.
Ho provato tenerezza per la protagonista, Gabriella Ruinas, ragazzina tredicenne chiamata a diventare donna troppo presto, e sulle cui esili spalle grava il compito di liberare la sua famiglia da una terribile maledizione.
Sarà vero? Si tratta di dicerie? Oppure la gente del paese tace la verità?
È la notte del trentuno ottobre quando il padre di Gabriella muore cadendo dalle scale.
Mama Lucia sa cosa significa.
Si tratta di una data maledetta, che riporta gli uomini Riunas sulla terra sotto forma di entità malvagie per torturare i cari ancora in vita e farli impazzire.
Mamma Lucia mente sulla data del decesso per nascondere al paese la triste verità: lei e Gabriella sono maledette, e per le due donne inizia un calvario fatto di silenzio, paura e preghiere inascoltate.
I segni nefasti non tardano ad arrivare, insieme agli incubi ricorrenti di Gabriella, sogni premonitori che le permettono di mettere insieme i tasselli della terribile verità.
Grande è la sensazione di abbandono e smarrimento, tuttavia la determinazione della piccola/grande Gabriella non conosce ostacoli. Lei possiede un carattere forte perché l’amato papà l’ha incoraggiata a esprimere le sue idee, trattandola da adulta.
Così Gabriella diventa la donna di casa. Spetta a lei rassicurare mamma Lucia, sofferente nel corpo e nello spirito, e il cugino Umberto, del quale è perdutamente innamorata.
Nel frattempo proseguono inarrestabili le indagini per scoprire l’origine della maledizione, tra maghe in grado di riconoscere le fatture, sacerdoti che nascondono informazioni importanti, e morti misteriose.
Ma questo non è solo un noir appassionante, c’è molto di più.
Ho apprezzato la delicatezza del sentimento che nasce tra lei e Umberto, si tratta di un amore forte e pulito, dove un bacio sfiorato assume un significato profondo; e ho adorato le tenere descrizioni della vita di tutti i giorni: la gioia che può dare un cucciolo, la felicità per le piccole cose, e la dolcezza di una nonna che ti aspetta sulla soglia e ti serve il caffè nel servizio buono.
Con grande abilità l’autrice racconta anche i momenti più drammatici: lo smarrimento di fronte a un lutto difficile da elaborare, gli spaventosi fantasmi/cadaveri portatori di messaggi, la stoltezza di un ragazzo crudele, e la rabbia accecante di colui che scaglia la maledizione.
Tante emozioni, quindi: la nostalgia per il passato, l’amore per i cari che non ci sono più, e il legame profondo con la natura, andato forse un po’ perduto.
Non aggiungo altro.
Questo è un romanzo che tocca le corde dell’anima, una storia capace di commuovere e fare riflettere il lettore. È un libro scritto col cuore, che lascia un segno profondo.
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