Titolo:
Autore:
Serie: Winchester, volume 5 , autoconclusivo
Editore: Self Publishing
Pagine:
Prezzo: ebook: 0.99€ (primi 3 giorni in promo) poi 2.99€
Prezzo cartaceo: da definire
Nonna Margaret è una delle poche certezze della vita di Jensen.
Per lei farebbe di tutto, anche accettare che un gruppo di strambi ed eccentrici acchiappa fantasmi invada la sua casa e i suoi amati campi di cotone.
Ciò che proprio non ha previsto è Tara Miller.
La donna che più odia al mondo, colei che lo ha mandato in prigione e che per sei mesi farà parte della sua quotidianità. Perché non mandarla via?
È solo per non dispiacere sua nonna all'oscuro di tutto o, in fondo, quegli occhi verdi, che gli hanno rubato il cuore anni prima, gli hanno sempre suggerito un'altra verità?
Avevo notato il personaggio di Jensen fin dal capitolo
zero, era diverso nei modi, nel suo carattere, simile a quello di un uomo
burbero.
Ero curiosa di conoscere lui e la scrittura di Giada.
Credo di aver letto Contact in una notte, ero così
presa dalla lettura e dalla storia da volerne sempre di più.
Giada è padrone di una scrittura fluida, scorrevole,
senza intoppi, segue un filone logico nel romanzo senza mai cadere nei cliché.
Uno scritto che effettivamente mi ha portato a
pensare: avevo intuito bene, Jensen è diverso dagli altri fratelli.
Diverso è al contempo simile perché, le ferite che
lascia un genitore legato più agli interessi del suo impero che a un figlio,
rimangono eccome.
Ma non è solo questo, è tutto ciò che gira intorno a
Jen a partire da quella nonna descritta così bene che sembra di vederla.
La tenerezza negli occhi dell’uomo, ogni qual volta
rivolgeva uno sguardo a colei che lo chiama figlio, è stata una forte emozione.
Lui che tenta di seppellire quell’unico errore del suo
passato rivolgendo affetto a Margaret, a quei campi che portano con sé non solo
i fiocchi di cotone, ma una storia che impregna la terra. La stessa che attira una
équipe di ghost hunters fra cui membri ritrova lei: Tara.
Quello che lo ha distrutto, ha annullato il suo futuro
e lo ha reso ciò che è: un uomo che preferisce scappare piuttosto che affrontare
tutto di petto, soprattutto quei sentimenti contrastanti che nascono nel
momento in cui i loro occhi si incrociano.
E sono emozioni, divisi fra questa e una dimensione
che rende tutti immortali.
Fantasmi del presente e passato che si mescolano fra i
colori di una cittadina che ha tanto da raccontare.
Giada è stata accurata nel narrare episodi che hanno
fatto la storia e che conosco benissimo, così come ho ammirato la sua
precisione nel raccontare le indagini, i sussurri, la musica e quel vento che
diventa carezza sul volto di una persona.
Essendo autrice di paranormal, mi interesso molto alle
letture di questo genere.
Avrò letto mille e mille romanzi che parlano di esseri sospesi fra questa e l’altra realtà, e Giada ha saputo amalgamare tutto in questa storia.
A tratti ironica, in altri
profonda, lascia un brivido mentre sfogli le pagine, dettato dalla lettura di biglietti che non sai
se vengono scritti da mano umana o meno… ma forse è tutta suggestione.
Io la vedo diversamente.
Un romanzo cita: "Non
finisce mai, fino a che un solo ricordo sarà nella tua testa e nel tuo cuore
non sarà mai finita…"
Ci sono amori che vanno oltre alla morte del corpo, rimangono
lì a guardia di colei/lui che hanno amato e che continuano a proteggere.
E Contact
diventa un romanzo che non racconta solo di un amore – quello fra Jensen e
Tara- ma anche quello di Margaret e Donald, che si chiudono in quell’abbraccio
atto a difendere un bambino, la cui unica colpa è quella di essere stato
generato da un uomo e una donna troppo legati all’apparenza piuttosto che all’essenza.
I personaggi
crescono nel suo romanzo, soprattutto Jensen che accetta infine i suoi limiti e
tenta di uscire da quel mondo rigido che si è autoimposto.
I complimenti sono d’obbligo per l’autrice, per aver
regalato emozioni, per aver ben chiarito il concetto che, molte volte, le
maschere si indossano per evitare di essere feriti, ancora e ancora.
Basta un nulla per mandare in frantumi la vita di una
persona, ma ancora meno per riabilitare il suo nome.
L’importante è non fermarsi all’apparenza e, in
questo, quelle presenze che raccontano storie di vite vissute, forse sono più
fortunate, perché sanno cosa si nasconde dietro il volto di una persona.
Le cinque piume sono indicative per un romanzo che a
partire dalla scrittura, a finire alle più storie che si mescolano fra loro, ne
vale molte, molte, di più.
A presto
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