Eppure, questa volta le tematiche toccate dall’autrice
mi hanno coinvolta così tanto da impiegare più del previsto nel buttare giù
quello che "Nel Mirino del Sole" ha lasciato.
Siamo così legati a stereotipi e pregiudizi che
raramente ci distacchiamo da questi.
È sempre facile puntare il dito, rifarsi alle parole
di chi magari ha vissuto una situazione che è solo il frutto di un processo già
avviato. Semplice dare colpe a chi non ne ha realmente.
Jennifer in questo romanzo ha messo tutto in
discussione, i sui protagonisti sono la nemesi uno dell’altro.
Differenti in tutto per tutto, un gorilla e lo splendido
girasole che viene da quelle terre piegate dalla guerra.
Le donne dell’est e tutte le nomee che girano loro attorno.
Ed è stato avvincente assistere alla crescita di Kevin
chiuso nei suoi schemi mentali che, come molti altri, gli fanno porre quelle
domande che hanno una semplice risposta per chi si sforza di conoscere l’altra…
Zoryana lei e la guerra, la violenza vissuta sulla sua pelle e quella di chi
ama.
Lei e la sua dolcezza, quell’innocenza che non è
fasulla, ma solo frutto di una vita vissuta lontano dalle zozzerie che la
società attuale ci presenta sempre. Lei come quel fiore che cerca i raggi del
sole per crescere.
Lei e un uomo, il gorilla, che non si spiega il perché
tutti la vedano come lui invece non fa…ma l’uomo, si sa, si ferma all’apparenza,
quando poi scopre l’essenza delle cose tutto cambia e acquista un nuovo
significato.
Ovvio che chi nasce rotondo non può morire quadrato ed
è forse questo che caratterizza il personaggio di Jen, che cresce nel corso del
romanzo, ma rimane comunque lui, nella sua rigidità mentale, imposta
probabilmente dallo stile di vita che conduce.
Non manca, fra le righe del libro, l’ironia che caratterizza
l’autrice, quel suo mettere il lato comico in ogni incontro che diventa uno
scontro; l’amore che ferisce e guarisce, e quella famiglia che gira intorno ai
due.
È presente una bella
dose di Spy che, a mio dire, è il vestito adatto
a Jennifer, perché lei crea la suspence, quelle situazioni che lasciano ansia fino
a che non vedi la fine di una storia che rimane comunque incerta fino all’ultima
pagina.
Fino a quando un uomo non piega la testa davanti a una donna la cui forza le scorre nelle vene, perché la guerra una cosa la insegna: imparare a sopravvivere, a dispetto di tutto, anche di quelle lingue biforcute che puntano il dito arrogandosi diritti e sputando giudizi su chi non si conosce.
E
allora sapete cosa? Non esistono armi più potenti di un sorriso e di quella indifferenza
davanti alla cattiveria della gente che prima o poi si stancherà di elargire
sentenze non richieste.
Lascio
questa recensione con le lacrime agli occhi, l’argomento pregiudizio mi è molto
caro, perchè è sempre facile fermarsi a una maschera che si indossa e non
scavare nel profondo dell’animo della gente.
Le cinque piume sono più che meritate per l’autrice che ha creato un romanzo diverso dalla solita storia d’amore.
Un libro sentito e te ne accorgi, per le
ricerche che ci sono dietro, per i dialoghi e per un sentimento che non è
improvviso, ma cresce con il tempo, per lo spettro di una guerra che non ha ne vincitori e ne vinti, ma solo l'orrore vissuto da quelle povere anime che si trovano in uno scontro di cui non sono colpevoli.
Termino
con una delle citazioni che più mi è cara e rinnovo i complimenti a Jennifer P. per la storia che è riuscita a costruire:
Cosa
succede alla notte quando viene colpita dal giorno?
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