Titolo: INFERNO
Serie: City of Woe series
Autore: M. Antonietta Capasso
Genere: Mafia Dark Romance, Retelling
Tropes: hidden truth, second chance, hate to love, forced
proximity, touch her and you die, soft BDSM
Trigger warning: uso di sostanze stupefacenti, sesso
esplicito, stalking, uso di armi, tortura, abusi e violenza fisica e
psicologica
Pagine: 369
Formato: ebook, cartaceo, esclusiva Kindle Unlimited
Lui è l'erede designato di Cosa Nostra a New York.
Lei è l’unica figlia di un caporegime disposto a tutto per vendicarsi.
Nel cuore di una città permeata da segreti, lussuria e tradimenti, Dante e Beatrice riscrivono la Divina Commedia, dando vita a una relazione proibita e pericolosa. Tra le anime dannate, scoprono che le fiamme dell'amore possono bruciare più delle tormentate profondità dell'Inferno.
Laddove il destino di Dante e Beatrice è legato a filo doppio ai segreti inconfessabili di una famiglia che non perdona, riusciranno le stelle a illuminare il loro amore?
Il termine retelling significa letteralmente “rivisitazione”.
Trasportare una
storia, una favola o ciò che ci racconta la storia della letteratura, in chiave
moderna.
Intanto faccio i complimenti all’autrice, per la scrittura, per il modo di raccontare una storia che vuole il suo retelling più su un piano psicologico.
L’inferno
che vive un’anima chiusa in quei rimorsi, in una condizione che non ha scelto,
ma che è sua per diritto di nascita.
L’inferno
di Dante si trasforma in un Mafia Dark Romance e un dei più grandi poemi
allegorici – didascalici conosciuti, muta in qualcosa che l’autrice ha portato
su un altro livello.
Ciò
che era luce, nell’opera originale, diventa oscurità.
I
personaggi, che popolano i gironi del luogo più oscuro della terra, divengono
persone fisiche che ruotano intorno a Dante Santacroce e Beatrice, alla mafia,
a cosa nostra…alla violenza e alla lussuria che si tramuta in BDSM.
Bene…nonostante
apprezzi il genere del mafia, nonostante sia stata geniale l’autrice nell’interpretazione
che ha dato di un opera come la divina commedia, e nello specifico l’inferno,
non sono riuscita a godere della lettura fino in fondo.
Forse
proprio perché legata all’opera originale, che ho immaginato come un paranormal
in chiave moderna.
L’ opera di Dante è uno di quei simulacri che guardi con adorazione.
Uno di quelle che, se
proprio si vuole posporre in un’epoca contemporanea, va mantenuta sempre il più
vicino possibile a quel meraviglioso viaggio che il poeta ci ha fatto
assaporare con la sua penna.
L’autrice si è discostata molto dalla figura di Dante, Beatrice e dello stesso Virgilio che diventano simili a l’altra faccia della luna.
Quella di Alighieri luce quella
della Capasso Oscurità; quel che non mi torna è il perché di questa scelta.
È
stato un rischio? Credo ne fosse consapevole.
Poteva
piacere o meno? Credo abbia messo anche questo in conto.
La
mia recensione non tocca il piano letterario, a cui non si può contestare nulla
all’autrice, ma ci sono opere che a mio dire, se si vogliono rivisitare si ci deve
mantenere il più vicino possibile a ciò che quelle letture ci hanno regalato,
facendole nostre senza dubbio, ma non alterando capovolgendo completamente quei
tomi che ancora a distanza di secoli fanno parlare da loro.
Non
me ne abbia la Capasso, ovviamente la lettura è una questione soggettiva, una valutazione
personale di ciò che lascia un romanzo quando viene sfogliato.
Nella
sua oscurità è stato comunque un romanzo in cui il dolore dei protagonisti è stato toccante, reale la
violenza di quel mondo in cui sono cresciuti, ma troppo, troppo lontana da uno
dei capolavori della letteratura italiana a cui sono particolarmente legata,
soprattutto l’inferno, che ci mette davanti a ciò che gli errori di una vita
possono generare.
A
presto
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