20 maggio 2024

Recensione: Figlia della Palude- di Priska Nicoly

 






Titolo: Figlia della Palude

Autrice: Priska Nicoly

Pagine: 485

Genere: romance storico/southern gothic

Uscita: 15/05/24






Carolina del Sud, 1782
Liam Cunningham è conosciuto come Bloody Bill. Di lui, le storie raccontano che sia un mostro alla guida di un gruppo di macellai, i Bloody Scout, miliziani dediti a seminare morte e distruzione per conto degli inglesi.
Laodicea "Dicey" Langston è la sorella del suo peggior nemico. Di lei, le storie raccontano che viva rinchiusa in una casa nella palude, che sia figlia di una strega, e una strega lei stessa.
Quando Bloody Bill invade la sua piantagione, le lega una corda al collo e la condanna a morte, c'è solo una cosa che Dicey può fare per salvarsi: dirgli che lo porterà da suo fratello. Cunningham non ha altra scelta: dovrà risparmiarla e tenerla con sé finché non avrà ucciso il capitano dei ribelli.

«In questa terra maledetta voglio tenerti con me».


In una terra dannata ribollente di sangue, c'è un segreto che attende di emergere dal fango; una colpa che Cunningham si porta sulle spalle, qualcosa di più grave di tutto ciò che dicono di lui. È il segreto di un salice bianco, di un baule senza una chiave, di piedi nudi sul terreno; un segreto di cicatrici, di spiriti danzanti, di antiche bugie. Un segreto di fumo e tabacco, di giunchi e falene. Un segreto di amore e di morte che può fare battere insieme un cuore nero in catene e uno grigio devastato dalla guerra. O che può uccidere entrambi.



“…ma l’amore non assomiglia a bacio, non davvero. Assomiglia a un pugnale che si attorciglia, scava, e lascia ferite che non possono guarire.”

La inizio così questa recensione, con una citazione che è l’essenza stessa del romanzo.

L’ultimo di Priska, ma quello che forse più ho amato.

L’autrice attraversa le ere, ti catapulta lì in un mondo fatto di guerre, di un passato che grava sulle spalle di un uomo, di una ragazza che deve convivere con Kusa, il cuore nero.

Siamo nella Carolina del sud nel 1782, una terra martoriata dalla guerra, da quegli uomini che dovrebbero difendere i propri natali, ma che si accaniscono contro i loro compatrioti.

 Siamo circondati dalle paludi che offrono riparo, ma costituiscono anche il pericolo, che viene da mostri, fantasmi che si annidano nella mente e nel cuore di uomini e donne che troppo hanno sofferto.

In mezzo al pregiudizio a quel “strega” sputato con disprezzo, due anime lottano, tentano di annientarsi, per poi fondersi in qualcosa che non dovrebbe essere.

Il cuore nero di Dicey, quello che lo è diventato nero di Liam…

Liam sopranominato Bloody Bill, lui e il suo passato chiuso in un baule di cui cerca la chiave,  una chiave che potrebbe essere un insieme di lettere o un simbolo…

Priska non delude mai, lei quel dolore dei protagonisti te lo fa sentire addosso, ti fa vivere con gli occhi le condizioni di popolazioni ridotte in ginocchio dalla guerra.

Affanni con Dicey, stringi il petto in cerca di aria e di quelle risposte che due occhi taglienti come l’acciaio negano.

Negazione… di un sentimento, di due corpi che si fondono, di anime che si consumano, si distruggono per poi ricomporsi.

Piccoli frammenti di vita, cocci che tagliano, ferite che diventano cicatrici che il tempo non lenisce, non cura.

Mi sono emozionata davanti a un uomo che indossa una maschera con uno scopo ben preciso.

Ho vissuto la forza di una ragazzina che non sente quel pregiudizio di chi l’addita come strega.

Lo fa suo, si aggrappa a una speranza che può essere racchiusa in un sacchettino che porta al collo, piuttosto che in quell’uomo che si porta dietro un mostro.

Sulle parti finali del romanzo sono arrivata senza respiro, un libro terminato in una notte.

 Questa è Priska, una delle mie autrici preferite, lei che volutamente ha scelto un’epoca poco trattata, ma che si porta dietro orrori e terre che grondano sangue.

In tutto questo marasma quell’amore che può uccidere, il Kusa che rimbomba nelle orecchie e l’Hoodoo, quella magia popolare che genera terrore per chi la vive con occhi carichi di preconcetti.

È stato un viaggio indimenticabile questo e Priska mi ha accompagnato in ogni momento, in ogni anfratto di quella palude che ha come tetto i salici, gli stessi che nascondono i segreti.

Lei è la poesia che mette anche nelle scene spicy, quel sentimento che non è un atto, ma il culmine di qualcosa che va oltre la vita stessa.

I complimenti non sono mai troppi, così come le cinque piume, un simbolo per una scrittrice che da anima e cuore in ogni suo scritto, in ogni frase e parola che riempie le pagine.

A presto

 






 

 


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