La vicenda si svolge a Monza nel 1960. Sandro Merlini è il titolare di un’agenzia di pompe funebri, tramandata dal padre. Mentre si accinge a fare il suo lavoro, lo attende una sorpresa: il morto, Egidio Travaglini, è sparito, la bara è vuota.
Al povero becchino non resta che fare la denuncia, tra l’ilarità e le prese in giro degli amici. Da questo momento iniziano le indagini. In una provincia dove in prevalenza si parla in dialetto, si rincorrono scene esilaranti di persone che raccontano di avere visto il defunto… dopo la sua morte. Tra debiti di gioco, fratelli acquisiti, gemelli che si scambiano l’identità si rincorrono situazioni paradossali, grottesche e divertenti. Un giallo, ma soprattutto il ritratto di una provincia ingenua, di persone schiette che compongono un romanzo spassoso, da leggere sempre con il sorriso sulle labbra.
Cosa succederebbe se a poche ore dal funerale, del defunto si perdessero le tracce? È ciò che succede un giovedì del marzo 1960 nel paesino di San Biagio che da tranquillo inizia a scombussolarsi, rendendosi man mano partecipe dell’ingarbugliarsi della vicenda.
Se il protagonista indiscusso della vicenda è il defunto Egidio Travaglini, tuttavia lo strano caso mette in primo piano il povero Sandro Merlini proprietario dell’agenzia “Sandro Merlini & Fratelli s.n.c.- Pompe Funebri”, cui è stata affidata la cura della salma. L’uomo si rende conto che è “doveroso avvertire le Forze dell’Ordine”. Da qui in poi è uno sciorinarsi esilarante di tipi e personaggi pennellati con rapidi tocchi caratterizzanti che sembra tu li abbia lì di fronte a te: il maresciallo Cattadori, il brigadiere Spaccaforno e l’appuntato Camozzi cui sono affidate le indagini ufficiali; ma anche il parroco, l’arciprete e il vescovo che si trovano a collaborare in modo da “scongiurare a Santa Madre Chiesa tutti i possibili pericoli annessi a questa strana storia” che da semplice fatto di paese, per quanto inusuale, di bocca in bocca tende ad assumere sfaccettature addirittura complottistiche ad alti livelli! E proprio quando il caso sembra essere risolto, ecco il colpo di scena e si ricomincia da capo!
Su tutto si stende l’ironia ridente dell’autore che, dall’alto del suo pov in terza persona, ci diverte, ci strappa un sorriso o una risata sciorinando con umorismo le credenze di popolo (come quella che il becchino porti sfortuna), o le sue descrizioni inusuali e gustose (come la descrizione dei piedi del defunto: “le scarpe lunghe e strette come zucchine (…) un 47 pianta stretta (…))”, tutto condito dal dialetto tipico con cui spesso si esprimono i personaggi e da un ritmo continuamente incalzante e ben articolato!
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