30 dicembre 2022

RECENSIONE: "Serie La Torre Nera" - di Stephen King



La torre nera è una serie di otto romanzi di genere fantastico (una commistione di fantasyfantascienzahorror e western), scritta dall'autore statunitense Stephen King. Narra di un "pistolero" e del suo pellegrinaggio verso una torre, la cui natura è sia fisica che metaforica.

La serie è stata definita il magnum opus di King - oltre agli otto romanzi che compongono la serie, molti dei suoi altri romanzi sono collegati alla storia, introducendo concetti e personaggi che entrano in azione con il progressivo andamento della serie.


Oggi ve ne parlerà il nostro Simone Giordano!







 Sette romanzi e un racconto. Oltre quattromila pagine (ebook) scritte in un arco temporale di trent’anni. L'opus magnum di Stephen King. Un epica moderna dove fantascienza, fantasy, horror, ma soprattutto Western si fondono in un stile che non ha bisogno di presentazione. Un mondo complesso, quello di “La Torre nera” dove convoglia tutta l’opera letteraria di King, letteralmente. Infatti, non solo durante la lunga storia appaiono, con ruoli anche fondamentali, molti personaggi appartenenti ad altri romanzi, ma lo stesso autore ammette che ogni suo lavoro è servito a realizzare La Torre nera “Specialmente IT”  parole di King. 

Si potrebbe parlare a lungo della storia editoriale, in alcuni periodi travagliata, della serie La Torre nera. Servirebbero centinaia di pagine per sviscerare la lunga trama, commentarla, criticarla. Divertirsi qua e là ad ipotizzare cambiamenti potenzialmente (e umilmente) migliorativi. Forse servirebbero centinaia di pagine solo per descrivere al meglio ognuno dei personaggi principali. Così complessi e completi e maturi e realmente, letteralmente cresciuti, maturati, cambiati, evoluti, nell’arco di trent’anni. Un lungo periodo durante il quale ogni essere vivente cambia aspetto fisico e caratteriale, senza quasi accorgersene. Viene da domandarsi se S. King abbia programmato la crescita dei personaggi di La torre nera durante la loro lunga vita narrativa o invece, ad un certo punto, non se ne sia semplicemente accorto, meravigliandosi con una nota di malinconia magari, come succede quando ti rendi conto  che gli atteggiamenti infantili dei tuoi bambini stanno lasciando il posto a comportamenti più adulti. Ci vorrebbero centinaia di pagine, ma non dedicherò nemmeno una riga a parlare della storia, o dei personaggi, o dello stile, o del genere, così diverso dal King al quale siamo abituati. Neanche un accenno. Neanche il nome del protagonista. Quindi tranquilli, perché anche se questa recensione comprende tutta la serie, non c’è l’ombra di uno spoiler. 

Di ombre, però, c’è ne sono un bel po’. Alcune inquietanti, altre soavi e rigeneranti, ma tutte prodotte dalla schermatura di un corpo, la storia, nei confronti di una luce, l’ispirazione, abbagliante come il sole stesso, come mille soli, come gli infiniti soli del multi verso di “La Torre nera”.

Luce e ombra. Ispirazione e opera. Genio visionario e scoperta, in bilico tra la scienza e la fantascienza, tra l’intuizione e la logica, tra la verosimiglianza narrativa e la coerenza metafisica. Un inseguimento senza fine perché fatto dall’alternanza dei ruoli: la preda si scopre cacciatore ad ogni svolta e viceversa il cacciatore comprende di non aver nessun potere sulla preda che insegue, tutt’altro, meglio fuggire per non essere divorati.

È di questo che parla la Torre nera, del rapporto tra ispirazione e opera. Niente di nuovo, se non fosse per l'eretica insinuazione appena sussurrata prima e urlata poi, che tutto è maledettamente reale. Parlo della Torre nera, non avete capito male, parlo delle altre storie di King, e di quelle partorire dalla fantasia di tutti gli scrittori, e anche di quelli che non scrivono. Anche le storie raccontate per gioco attorno ad un falò sulla spiaggia. È tutto vero? La fantasia è una finestra aperta sugli universi paralleli?  Su altre dimensioni, o mondi, o realtà? L’ispirazione è un’antenna sensibile alle tracce lasciate dalla vita di altre persone, o creature che vivono o che sono vissute in altri mondi, galassie, universi, dimensioni? O forse nella fantasia si nasconde, come un bambino dispettoso e giocherellone, l’onnipotenza  di Dio che si diverte a creare tutto ciò che nasce per arte. Noi pensiamo di realizzare un opera, ma in realtà ad ogni parola, ad ogni pennellata, ogni volta che l’essere umano materializza la propria fantasia, eventi di portata inimmaginabile danno vita ad interi universi.

Non è facile, né sano crederci, è da pazzi! Ma un genio visionario come quello di Stephen King, come si spiega l’ispirazione? Come armonizza il concetto di creatività con quello di creazione? Qual è il suo pensiero universale?

Sto guardando questo punto della mia recensione da un po’. Ho un fiume di parole che vorrei scrivere, ispirate dalle tante vicende raccontate nei libri di “La Torre nera” che in qualche modo confermano la tesi di cui sopra. Non scriverò niente però, non potrei farlo senza fare spoiler. 

Concludo dicendo che non pretendo di aver compreso il pensiero universale di King, dico che la Torre nera è il viaggio nel suo pensiero universale. Il tentativo di un genio della fantasia di dare forma narrativa alla propria visione del tutto partendo dall’assoluto che dietro l’ispirazione si nasconde un qualche fottuto, enorme mistero.

“Che cosa c’era al centro dell’universo? Quale uomo (o ragazzo) poteva evitare di fare ipotesi, una volta che si fosse posto un tale interrogativo, e desiderare di vedere con i propri occhi? Anche se guardare lo avesse fatto impazzire...”




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