25 gennaio 2024

RECENSIONE: - "Il gatto che miagolò all'inferno" - di Fabio Maglio

 



Titolo: Il gatto che miagolò all’inferno

Autore: Fabio Maglio

Editore: O.D.E. Edizioni

Genere: suspense, horror

Trope: #horror #suspence #mistery

Pov: 3 persona

Prezzo ebook: € 2.99

Prezzo cartaceo: da definire

Data pubblicazione: 10 gennaio

Pagine: 250

Serie: no

Autoconclusivo: sì


Ettore Giannelli è uno dei tanti neolaureati in lettere che pur di lavorare è costretto a trasferirsi a parecchi chilometri da casa. Quando riceve un’offerta per una cattedra sull’isola di Uberia decide di accettare. Sull’isola tutto sembra procedere per il meglio fino a quando una tempesta toglie la vita a due giovani del posto. Da quel momento niente sarà più come prima: una serie di eventi misteriosi inizierà ad abbattersi sull’isola ed Ettore si troverà suo malgrado coinvolto. Una serie di brutali omicidi scuote la tranquilla comunità isolana. Chi si cela dietro queste morti? Perché gli incubi di Ettore sono sempre più realistici e macabri? C’è una forza maligna che opera nell’ombra, ma qual è il suo vero obiettivo?



Comincio questa recensione porgendo i miei più sinceri complimenti alla O.D.E. edizioni – ogni romanzo pubblicato da loro è una garanzia! –, ma li faccio anche a Fabio Maglio: un autore dallo stile pulito e ricercato, in grado di trasferire al lettore ogni singola sensazione e rappresentazione degli avvenimenti raccontati. Sì, perché le descrizioni di Fabio sono così vivide e minuziose da sembrare scene reali; un insieme di parole assemblate con maestria e consapevolezza per dar vita a un romanzo che, a tratti, mi ha ricordato molto il caro maestro Stephen King.

Ma andiamo per gradi.
Lo scenario che fa da sfondo alle vicende di questo bellissimo horror è un’isola, e il protagonista principale è un insegnante che lascia la sua “amata patria” per ricominciare altrove: Ettore Giannelli.
Quando ho aperto il file, già dalle prime pagine sono stata travolta da ogni singola scena ed emozione riportate: anche il semplice vento che sfiora la pelle di qualcuno è descritto in modo da creare in chi legge una sensazione quasi palpabile.
E già da questo, cari lettori, è possibile capire lo spessore di questa lettura.

La componente “horror” comincia a delinearsi nella seconda metà del romanzo, nella prima troviamo una parte che si potrebbe definire introduttiva: una sorta di tela intessuta dal “Ragno della morte”, che porta pian piano al clou degli eventi.

L’unica nota sfavorevole, secondo me, sono state alcune descrizioni un po’ troppo prolisse. Scritte in maniera impeccabile, certo, ma arricchite di troppi dettagli non propriamente utili ai fini della trama.

Ciononostante, il mio pensiero resta positivo. La seconda metà dell’opera è un avvicendarsi di fenomeni paranormali che comincia con la sparizione misteriosa di due giovani innamorati, la quale regala un crescente di emozioni e di suspence tipici del genere.

Il mare è l’elemento madre da cui parte tutto, ma è anche quello che si ripresenta nei capitoli successivi e che padroneggia sino alla fine con i suoi raccapriccianti aloni azzurrognoli, assieme a un libro “ultraterreno” e a un personaggio sinistro.

Non posso non consigliare questo romanzo agli amanti del paranormale e dei fitti misteri.

Desidero lasciarvi con una citazione tratta da quest’opera e con un’osservazione sulla quale ciascuno di noi è chiamato a riflettere.

“Eccoli, a pochi metri da lui. Adesso non correvano più, camminavano, ghignavano, con quei loro sorrisi corrotti dalla morte”.

Ogni azione ha delle conseguenze, in questa vita e anche dopo la morte. Si tratta di una specie di legge naturale alla quale nessuno può sottrarsi, anche se lo volesse. Agire in un modo, piuttosto che in un altro, può segnare e cambiare irrimediabilmente il futuro di ciascuno di noi.
Dovremmo ricordarlo. Sempre!

Alla prossima!





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