Titolo: Vite legate
Autore: Maria Diletta Veluti
Genere: Historical Romance, Realismo magico
Data di pubblicazione: 12 gennaio 2024
Pagine: 212
Prezzo ebook: € 2,99
Prezzo cartaceo: € 13,90
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1902,
Castiglione d’Adda.
Ci sono incontri a cui è
impossibile sottrarsi, perché scritti nel destino.
Angela,
secondogenita di una famiglia borghese, è tormentata da visioni che,
anche
nel peggiore dei casi, si tramutano in realtà.
Per questo
motivo, viene fatta internare nel manicomio di Castiglione, l’ultimo
posto in cui avrebbe immaginato di incontrare lui, un uomo che non ha mai
conosciuto, ma il cui volto occupa da sempre la sua mente.
Ci
sono corde che, seppur invisibili, non possono essere spezzate, come
quelle che
lacerano i polsi delle internate.
Secondo romanzo che leggo dell’autrice, e anche in
questo caso rimango un attimo a pensare dopo averlo finito.
La Veluti si riconferma una bravissima scrittrice e se
nel primo libro abbiamo assistito alle sue capacita di fondere reale e surreale,
qui invece leggiamo una storia che tocca il cuore.
Non è il classico romance, è realtà, di quella cruda
che ti porta a guardare quel passato oscuro della storia, quando una donna era
vittima della violenza in primis da quei genitori che avrebbero dovuto
difenderla.
Le epoche storiche si susseguono, ma molti punti il
tempo pare non scalfirli. Un dono diventa una maledizione, e si guarda con
paura chi lo possiede.
Allora come si reagisce?
O ci si allontana da chi lo possiede o, come nel caso
di Angela, si preferisce chiudere quello che è male lì dove non può nuocere.
Il romanzo riprende quei tormenti che subivano in molti in passato, in strutture considerate adeguate, ma che diventavano una prigione per i sani di mente. I manicomi: l’inferno in terra. E lì la violenza non era solo dell’uomo, ma anche di una donna contro un’altra donna. Angela è stato esempio di forza.
Lei con il suo dono, con quel guardare avanti al futuro che parla di morte, ma anche di amore e di vita.
Le sue visioni divengono reali, tangibili, come il male che subisce di continuo.
Ed è proprio lì, in un delirio
dovuto all’estasi della veggenza che lo vede: Graziano.
Un’anima sola, tormentata dal peccato del suo stesso sangue, da un dolore che gli sussurra ancora nell’orecchio.
Anime legate che si riconoscono, al primo sguardo.
Lui amore e salvezza per una donna fatta prigioniera per scontare una colpa che colpa non è, ma che pesa come un fardello troppo pesante.
Mi sono commossa e tanto, per le ingiustizie subite da chi non poteva difendersi, per la solitudine di una giovane ripudiata dalla sua stessa famiglia, per l’anima di un uomo che non trova pace.
La Veluti è stata sublime, accorata in ogni descrizione, precisa nel descrivere tecniche che sono divenute vergogna per l’umanità.
Il testo è un’alternanza di POV che trasmettono sentimenti che ti portano a chiederti: Dio dov’era in quel momento?
Quando un essere umano levava la mano contro l’altro con il solo scopo di ferire … la risposta ce la fornisce l’autrice… e non mi permetto a fare spoiler, perché è un libro che va apprezzato e letto per quello che regala.
Fra il primo e il
secondo romane c’è un messaggio che rimane intriso fra le loro pagine: le anime
destinate a stare insieme, in un modo o in un altro si incontrano, sempre.
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