Mi chiamo Veronica, ho venticinque anni e sono una pittrice.
Pittrice è una parola grossa: non vendo una tela da mesi e per sbarcare il lunario faccio la grafica digitale. È per questo che quando Gabriella Altieri – sì, proprio quella della famosa galleria d’arte! – mi propone di partecipare a una mostra collettiva, non bado nemmeno a chi sia l’artista principale e accetto senza pensarci due volte.
Ma ora che sono all'inaugurazione, ho in mano il pieghevole e leggo il nome del famoso scultore mi si gela il sangue: è Ludovico Bassi.
Sono dieci anni che non lo vedo. Sarà invecchiato. Ingrassato. Forse calvo.
Poi lui entra nella sala e mi rendo conto che non è né grasso né calvo. A dirla tutta, è ancora un figo pazzesco.
E mi guarda insistentemente.
Ci sta provando?
Quasi quasi mi butto.
La cosa più bella è una novella di poco più di cento pagine la cui protagonista è Veronica, giovane ventiduenne, frizzante e che ama la sua vita da single: “non ho mai sbavato per quello che tutte le ragazze desiderano: un matrimonio, dei figli, una vita tranquilla”. Ama la sua libertà.
Veronica è una pittrice “in attesa di essere scoperta” e, nel frattempo, fa la grafica digitale per mantenersi. Poi la svolta: durante una mostra incontra l’ex di sua madre, Ludovico. Veronica e Ludovico hanno in comune l’amore per l’arte, infatti lui è uno scultore ormai noto e affermato. Fra i due scocca l’inevitabile scintilla apparentemente per il comune amore per l’arte, ma anche perché lui, nonostante abbia vent’anni in più di Veronica, “è ancora un figo pazzesco”.
I personaggi sono stati ben delineati: Veronica, giovane e passionale ma con sensi di colpa verso la madre il cui giudizio teme nel momento in cui si rende conto di essersi innamorata; Ludovico è più maturo, la sa più lunga di Veronica, è più vissuto, ha più esperienza e sa aspettare e osservare: “è solido e concreto come il legno che ama modellare”, ma è anche “ardente e appassionato”. Ma entrambi devono “maturare” e imparano, l’uno grazie all’altra, che l’arte non è tutto: esiste l’amore, quello forte, quello vero, quello che porta a pensare della propria metà che sia “la cosa più bella”.
Ho gradito molto il personaggio di Ambra, l’amica di Veronica. Ambra è la voce obiettiva attraverso cui l’autrice commenta in modo oggettivo gli avvenimenti: mentre Veronica si fa mille domande o cammina fra le nuvole, lei, senza mezzi termini, stocca con un “questo vuole fare sul serio!”, lasciando indietro dubbi e incertezze; Manuela mi è piaciuta meno come madre, come personaggio, invece, ho apprezzato come l’autrice abbia saputo mettere in risalto la figura di una manipolatrice affettiva in modo semplice ma chiaro senza abbassare o appesantire il livello della narrazione.
È una novella fresca, piacevole da leggere, godibile nella sua scorrevolezza.
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