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Editore: Land Editore
Genere: Thriller
Prezzo e link: Ebook € 1.99 - Cartaceo € 16.00
Data pubblicazione: 22 ottobre 2023
Pagine: 436
Autoconclusivo
Trovato morto nel suo appartamento di Manhattan, il Capitano James Lee è solo il primo di una lunga catena di omicidi che decimerà la scala gerarchica dell'Organizzazione per il Controllo del Crimine (OCCB) di New York. A sbrogliare la matassa di questo caso complicato viene chiamato l’integerrimo detective Michael Dicker, che nel frattempo deve evitare di far trapelare troppe informazioni ai mass media e ai cittadini, da sempre sfiduciati nei confronti del corpo di polizia newyorkese.
Ma il killer è spietato e gli indizi non sono di facile comprensione per nessuno.
Nessuno tranne lei.
Samantha Dambas è una psicologa dell'FBI, la migliore profiler nel suo campo. Lei non solo riesce a entrare nelle menti dei killer: sembra creare con loro una strana connessione.
Samantha ha un passato tormentato alle spalle, che coinvolge Michael e un tragico omicidio avvenuto anni prima… un episodio che l’ha cambiata per sempre.
Mentre Michael e Samantha indagano sul misterioso serial killer che sta terrorizzando New York, strani personaggi cominciano a intralciare le indagini, e i sospetti non risparmieranno nessuno, neanche chi, sulla carta, è da sempre schierato dalla parte del bene.
Ho sempre sostenuto che la bravura di un’autrice,
risiede nella sua capacità di cambiare genere nella stesura di un romanzo. Non
è facile, non è scontato. Soprattutto quando dal romance si va al polo opposto…il
thriller.
Jennifer P. è una di queste, leggendola la prima cosa
che ho pensato è stata:” “Ma siamo sicuri che questo sia il suo primo thriller?”
La cura nei particolari, le indagini, il più piccolo
degli indizi, tutto calcolato, preciso. Jen ha indossato i guanti nella
stesura, non ha lasciato nulla al caso, ma la sua bravura va oltre in questo libro.
L’incastro perfetto fra la storia d’amore e la scia di sangue che si porta dietro
il killer.
È la prima volta che mi trovo a recensire un romanzo
di questo genere, e temevo nella difficoltà di non riuscire… eppure è stato
facile mettere le idee, una dietro l’altra, così come lo è stato immedesimarmi
nella storia, che non ha mai mancato di lasciarti un sorriso; perché il romanzo
è Jennifer. In quelle battute, in quel ruolo di informatico, in quella donna
con gli attributi che è Sam, in quel membro della squadra, Theo. Tu la vedi, la riconosci perché lei lascia l'impronta quando scrive. Sua, unica. E poi c’è quello
che mi ha levato il sonno: Michael Dicker. Lui è il suo passato, ingombrante, che si riflette in ogni azione, in ogni suo pensiero, che pesa sulle sue spalle e su quelle di Sam… Micky e Sam e la lotta per
liberarsi di quei ricordi, che non possono e non devono offuscare la mente, perché quando
insegui un killer lui non fa un passo falso, ma nemmeno tu puoi farlo.
Tutto creato alla perfezione, perché l’accortezza dell’autrice
sta anche in quelle note che fugano ogni minimo dubbio su sigle, organizzazioni
e nomi. Eventi storici che si intrecciano a una vicenda che diventa quasi
reale, soprattutto nella descrizione di quegli omicidi dove l’autrice è ricorsa
a una grande fantasia (Dio non guarderò più allo stesso modo determinati
oggetti), e poi il gran finale…Quel dolore per qualcosa che si è perso, per la
paura del futuro, per una fiducia che manca e viene ritrovata per poi perderla
di nuovo. Pezzi di un puzzle che Jennifer ha curato…uno per uno, fino a formare
quel quadro pieno di citazioni che ti rimandano ad altri romanzi. Tutto
calcolato, niente che si può trascurare; perché una parola, una frase, un pezzo
di carta strappato dai libri dei grandi autori, diventa un indizio che tu vuoi
seguire. Sei l’Ispettore Micheal, per trasformarti, subito dopo, nella profiler Samatha e
poi, la cosa che più mi ha colpito… l’equilibrio. Quell’ago della bilancia che
non fa pendere il piatto né sul il thriller né sul romance. Meraviglioso. Ho
terminato il romanzo pensando: “Ne voglio ancora”, dell’ironia che ha reso
tutto più semplice da leggere, dell’amore, della giustizia, di quella storia in
cui i personaggi non sono figure messe lì, a riempire un buco. Ognuno ha il suo
compito, la sua vita, che spero racconterai cara Jen, perché non si può
chiudere così quella che potrebbe diventare una serie, alla ricerca del
prossimo nemico, alla scoperta del vissuto di ognuno di loro.
Frasi che rimangono impresse, quelle scritte dall’autrice,
per l’intensità che ha ognuna di loro:
“Nella lotta tra il bene e il male, tutti scegliamo di
tifare per il primo, ma è il secondo quello che viene diffuso, e la verità sta
nel mezzo.”
Grande insegnamento quello che hanno lasciato queste
parole e l’intero libro, ma non posso dire nulla, incorrerei nello spoiler. Ricordate
però, nulla è scontato nei libri di Jennifer.
Vi lascio con un’ultima citazione: “Nell’analisi
delle persone esiste sempre un’eccezione…” se vi va di scoprirla, non vi
resta che leggere (Un)Known. Un romanzo a cui bisogna dare un voto, un’etichetta, che non rispecchia tante volte il vero valore di un libro, perché questo
piccolo capolavoro va molto oltre le cinque piume.
A presto
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