Ysolde però, Anomalia la cui fede nei confronti dell’Osservanza ha iniziato a vacillare, un giorno si rifiuta di eseguire un ordine. Sarà Nicolaj, suo Osservatore, a coprirla e a dare così inizio a un susseguirsi di eventi inevitabili e devastanti.
Scrivo la citazione di questo libro (una delle tante)
e ho ancora i brividi nel farlo, nel pronunciarla ad alta voce. Liliana è una
sorpresa continua. Credo sia un diritto di noi lettrici, quando ci troviamo davanti
ad un romanzo che sfiora l’anima, di dire grazie all’autrice. E io lo faccio,
tranquillamente, verso la Marchesi che non solo ha scritto un piccolo
capolavoro, ma per tutto il romanzo mi ha lasciato con quel nodo alla gola che, soprattutto
all’ultima pagina, non ha voluto proprio che saperne di scendere.
“Ci sono anime che si cercano per un eternità”, così
scrivevo in un mio romanzo e credo che, tale frase, rispecchi esattamente
quello che L’altrove ha descritto.
Si fa un passo indietro, si torna lì dove tutto è
iniziato, quando un Osservatore incontra quell’Anomalia che pian piano si insinuerà
sotto la sua pelle, dentro quel cuore che batte a ogni sguardo. Ysolde e
Nicolaj e quell’amore che non possono vivere alla luce del sole, perché proibito,
non accettato da quell’Osservanza che deve mantenere l’equilibrio. I ricordi,
che dovrebbero sparire, fra uno strato e l’altro, fra una vita che finisce e
una che inizia, ritornano, prepotenti, come quelle labbra che non vogliono
saperne di smettere di assaporarsi, come quel campo di papaveri, rossi come l’amore,
come quel cuore che riconoscerebbe l’altro fra mille. Un susseguirsi di eventi
che ci conducono lì, dove Liliana ci ha lasciati nel primo volume, fino ad
arrivare a quel finale, che può solo farti immaginare cosa si prospetterà nel terzo
romanzo. Sarei una bugiarda nel dire che non mi sono commossa, a ogni pagina, a
ogni ricordo, al passato che diveniva presente, a ogni risveglio. Ho amato Nicolaj,
un uomo la cui unica colpa, secondo quelle forze che decretano da quale lato
debba pendere l’ago della bilancia, è stata quella di amare. Un uomo senza
amore è come una barca senza remi. Infuria la tempesta, si cade nell’oblio, perché
non si ha più una rotta da seguire, un timone da manovrare che lo riconduca
verso gli occhi di quella donna, verso quella passione e quel cuore che lo
richiama come il canto di una sirena. Due vite che si distruggono e ricostruiscono
sempre, riducendosi in frammenti per poi incastrarsi a ogni rinascita, in un circolo
che porta il simbolo dell’infinito, lo stesso che Nicolaj disegna su quelle
ceneri che sanno di rimpianti. Due vite, simili a pezzi di un puzzle atti a
creare un quadro, che porta le tinte di quelle tavole che scovi fra un capitolo
e l’altro. Disegni che ti danno un’idea su quegli abbracci, su quello
stringersi per paura di perdersi, su quel bacio che può essere l’ultimo. Amo la
scrittura di Liliana, il coinvolgimento totale di quei cinque sensi, perché tu
senti, vedi ascolti con gli occhi dei protagonisti. Tocchi quelle sterpaglie, i
muri che conducono lì dove si riacquistano i ricordi e senti l’odore di quei
fiori di un campo, che diventa il loro angolo d’amore. Bello è un eufemismo, le
cinque stelle non possono classificare un libro che ne vale molte, molte, di
più e il mio grazie va nuovamente all’autrice per avermi saputo tenere
incollata alle pagine di un romanzo che si è portato via un pezzo anche del mio
cuore, nella speranza di poterlo riavere nel capitolo finale, dove lo scenario
si leverà su quella storia che è simile a una favola per la bellezza e l’intensità
che trasmette.
A presto
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