Romanzo storico
Selfpublishing
ebook, cartaceo
236
Alba di Ferro è un romanzo storico che abbraccia il periodo che va dalla prima guerra mondiale all’avvento del fascismo. Il protagonista è Fernando Brandimarte che, da orfano cresciuto dallo zio nella sua tenuta di Mantova, mandato dallo stesso zio in guerra come volontario, diviene l’eroe pluridecorato dell’aviazione, Ferro. Sarà, in seguito a una delle ferite di guerra riportate che avrà modo di conoscere, in ospedale, Alba, la donna di cui s’innamorerà.
Ferro è importante perché, oltre a essere il filo conduttore dell’intero periodo storico, ci dà la possibilità di scandagliarne le dinamiche, investigarne motivi sconosciuti.
La fine della prima guerra mondiale, fu salutata con gioia, certo, ma aveva fatto innumerevoli vittime e molte di queste erano ancora viventi, come i reduci che, seppure eroi, non così vennero trattati dalla società che li emarginò e, infatti, troviamo un Fernando Brandimarte che, nonostante le medaglie e i riconoscimenti è un povero diavolo mutilato che subisce il disprezzo di quella stessa società che ha difeso con il suo sangue: “Sono stufo di essere disprezzato, considerato niente. (…) Questo è ciò che sono diventato (…). Vuoto e maledettamente solo. Sono niente, come ho fatto a ridurmi così?”. Cerca di inserirsi in questa nuova società, piegandosi a diventare tuttofare a servizio dello zio, ma ciò non lo rende fiero di se stesso. È qui che si inserisce l’argomento storico principale che è legato alle vicende della città di Fiume alla conquista della quale si mosse il Poeta, il Vate, Gabriele D’Annunzio subito seguito dagli Arditi (le sue milizie personali, a cui aderisce lo stesso Ferro) e dalle ausiliarie, le Legionarie, donne “libere”, o che tali volevano essere, facendo in modo che la storia vera si mescoli con quella di fantasia. Raggiungere la libertà della città di Fiume significava non solo rivendicarne la nazionalità italiana, ma anche e soprattutto, raggiungere la libertà di stile di vita e di pensiero, non solo per le donne, ma anche per gli uomini e per certi comportamenti ritenuti “innaturali”. In una parola, Fiume significava emancipazione. Il romanzo ci mostra benissimo come, d’altronde, per tanti “emancipazione” fu sinonimo di dissolutezza. A questo proposito merita, secondo me, un cenno la seconda protagonista, Alba. Figlia di genitori anarchici, è la vera “libera” di pensiero nonostante sia bollata, con scherno, “vergine”. Essere libere non significa correre alla cavallina come tante nobildonne intorno a lei, ma essere legata a un uomo pur non avendolo sposato e rispettarlo rimanendogli fedele. Alba ha ideali saldi che sbaglia chi pensa che non possano ben sposarsi con ideali di emancipazione. Per Alba, Fiume significa davvero “libertà”, per le altre donne è solo sinonimo di licenziosità. In realtà Fiume avrebbe dovuto essere sinonimo di progresso, invece divenne sinonimo di smodatezza per tutti coloro che vissero la società contemporanea come “chiusa”, piena di regole e di gretto perbenismo.
Ottimo libro in cui la ricerca storica dettagliata ed esatta non è affatto noiosa grazie all’abilità dell’autrice che sa ben calibrare e unire la parte della narrazione storica con quella di pura invenzione.
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