Titolo: Cieli di piombo
Autrice: Mathilde Bonetti
Genere: Romanzo storico
Pagine: 332
Editore: Mondolibri – Mondadori, settembre 2022
Formato disponibile: Cartaceo 14,99€
È il
settembre del 1939, la guerra è appena cominciata e la lugubre ombra del
nazismo si allunga minacciosa sull’Europa.
Mentre il mondo si prepara al peggio, sotto cieli
di piombo si consumano i drammi dei singoli. Il capitano Blazej Baranski è
miracolosamente sfuggito a un campo di prigionia in Polonia e, dopo un
atterraggio di fortuna in Danimarca, è riparato in Inghilterra per unirsi alla
Royal Air Force. Axelle, inglese di adozione, ha appena perso il marito e la
sorella: d’ora in avanti dovrà crescere da sola sua figlia affrontando le
incognite di un futuro sempre più incerto. Matthias Brandt, tra i migliori
piloti della Luftwaffe, dopo aver ucciso una donna è dilaniato da una crisi
personale e morale. Mia Rasmussen, coraggiosa e appassionata, rischia la vita
per portare in salvo una piccola ebrea… Sullo sfondo dell’epoca più cupa della
Storia, s’intrecciano le vicende di uomini e donne cui la guerra ha tolto quasi
tutto, ma non la voglia di tornare a vivere, amare e sperare.
Prendere un
bel respiro per scrivere una recensione, è questo quello che faccio quando un
romanzo mi toglie il fiato. È questo che è capitato quando sono arrivata all’ultima
pagina di Cieli di Piombo, romanzo di Mathilde Bonetti.
Un’ambientazione
storica non comune quella scelta dall’autrice, che nelle sue pagine ha
raccontato la parte più oscura che l’umanità abbia potuto vivere, quella in cui
gli stessi uomini erano trattati dai loro simili, alla stregua di animali.
Toccante il romanzo della Bonetti, dove nel tripudio della guerra quattro anime
si incontrano per uno strano gioco voluto dal destino. Lo stesso che mette davanti verità, alle volte scomode che riducono in cenere il fuoco di un sentimento, che nasce quando uno sguardo ne incontra un altro. Un inno al perdono verso chi
si considera nemico, ma altro non è che un’anima, che si è trovata al momento
sbagliato nella parte sbagliata del campo di battaglia. Alle seconde possibilità, quelle
che concede la vita, la stessa che ti toglie chi ami. Una maestra nel
descrivere le battaglie che si tenevano in cielo, piuttosto che in terra, nel
rincorrersi di nemici che alle volte erano spinti dalla smania di onnipotenza,
altre da semplice difesa personale e altre volte ancora, quegli stessi nemici
divenivano eroi per chi li additava come assassini. Superbo l’intreccio delle storie
dei quattro protagonisti, Blazej, Axelle, Matthias e Mia, a cui
la guerra ha negato l’amore e il sorriso sulle labbra, ma non ha spento la luce
nei loro occhi, che torna a risplendere quando riconoscono nello sguardo di un'altra
persona quella/o che la vita ha donato loro come un riscatto, per amare , per
sorridere dopo gli orrori della guerra, che imbratta la terra di sangue di vittime
innocenti, che gridano ancora vendetta per essere stati trattati come oggetti.
Un romanzo che
fa riflettere, su quello a cui ha portato l’odio verso una razza, la cui unica
colpa era di essere inferiore agli occhi di colui il quale si ergeva a Dio.
Sono rimasta
affascinata dalla scrittura, dal linguaggio, da quella terza persona, che ha
narrato le vicende dei protagonisti e di tutti quelli che fanno da contorno a
un quadro, i cui colori riportano l’azzurro del piombo appena tagliato virando
poi al grigio scuro, la stessa tinta che il cielo assumeva imbrattato dai fumi
degli aerei che distruggevano o salvavano.
I miei
complimenti a Mathilde Bonetti, per avermi toccato il cuore, per aver sfiorato
l’anima con quelle storie, che sono poi parte di una realtà che tante volte
tendiamo a dimenticare. Basterebbe poco per non commettere gli stessi errori. Basterebbe ricordare quanto una guerra porta, quanto toglie, soprattutto quella
vita che appartiene a noi, ma di cui a quanto pare ancora oggi i potenti si
sentono padroni.
A presto
Nessun commento:
Posta un commento