26 giugno 2024

Recensione:- Don’t Touch My Shoes- di Tiziana Irosa

 



Titolo: Don’t Touch My Shoes
Autore: Tiziana Irosa
Genere: Chick-lit, Hate to love, forxed proximity, Commedia Romantica, Umoristico
Disponibile su Amazon e Kindle Unlimited
Prezzo: 0,99 – 10,99
Pagine: 335 circa
Casa editrice: self publishing
Curiosità: terzo volume della serie Make a Wish, ma è autoconclusivo.


Giulia disegna scarpe da quando era bambina. Lei è una famosa stilista e lavora nell’azienda di famiglia e, proprio la sua famiglia è un grande problema, non solo per lei, ma anche per gli affari. Proprio per questo motivo arriva lui, Duncan West, il temibile contabile tutto numeri e regole, colui che dovrà far quadrare i conti vietando a tutta la famiglia De Lanzi anche di respirare.
Giulia è una creativa, Duncan è un insieme di divieti e leggi: tra i due lo scontro è inevitabile.
Tra colpi mancini e dispetti reciproci riusciranno a far quadrare i conti senza rischiare l’incolumità dell’altro?


"Non giudicare mai le persone perché a quello ci penserà Dio al momento giusto, piuttosto, bisogna sempre essere comprensivi e porgere una mano d'aiuto ".

Inizio così la recensione del nuovo romanzo di Tiziana.

 Se vi aspettate una storia d'amore tutta cuoricini e rose no, non è questo il caso e il bello vieni qui: nell’ imperfezione questa storia d'amore risulta perfetta.

Di proposito ho inserito quelle quattro righe per iniziare a parlarvi del libro. Pensateci bene, quante volte basandoci su quello che vediamo, puntiamo il dito senza chiederci il perché di un atteggiamento, di un modo di fare, di una risposta.

Avanti, alzi la mano chi non lo ha mai fatto.

Io non mi annoverò fra i virtuosi, perché è molto più semplice giudicare che capire.

Bene il romanzo di Tiziana è bello per questo.

Nella sua ironia l'autrice ha saputo bene spiegare il perché di alcuni atteggiamenti, di alcune maschere che si indossano, o semplicemente quelle che ci fa indossare la vita.

In mezzo a tutto ciò una ciabattina e un tulipano che si affrontano sul ring che non sai se è amore, odio o, semplicemente, quest' ultimo sentimento con un’altra maschera addosso.

Ma è quando si abbassa il sipario che vedi la persona per ciò che è, un tentennamento, un attimo di smarrimento e leggi negli occhi dell'altro le paure e le insicurezze che si porta dietro.

Ci sono pochi uomini come Duncan, diverso dagli altri protagonisti dell'autrice. Bello, fiero con la pelle macchiata da inchiostro che racconta una storia, come quella bussola che punta alla cosa più importante: il cuore.

E, la bellezza del romanzo, sta nel vedere attraverso i suoi occhi una donna come Giulia che si è costruita un muro, o meglio è la vita che le ha messo addosso un abito che, anche se stretto, si costringe a indossare.

Lo sapete non amo le recensioni classiche, quelle fatte di tecnicismi e che lasciano una gran confusione.

I romanzi non sono solo virgole, punti o refusi, bisogna andare oltre e trovarci una morale.

Io lo faccio sempre e davvero mi sono divertita con quest’ultimo libro, perché non arriva di scoppiato quella realtà che stai leggendo.

È condita da quelle amiche che sono sostegno sì, ma non si tirano indietro nel momento in cui devono spiattellare le cose come stanno.

È infarcita di una famiglia per un verso troppo allargata, per l’altro troppo lontana, ma in fondo la famiglia non la scegliamo cerchiamo però di migliorarla.

Il tutto accompagnato da un dialetto fiorentino che mi ha strappato più di una risata.

«Ti avevo perdonata al ciao».

Ed è forse questa la parte che più mi è piaciuta

Perché tante volte le parole non servono, ma basta aprire le braccia e la mente e chiedersi cosa possa spingere una persona a chiudersi dietro un muro che, forse, le nostre azioni possono espugnare.

Al prossimo romanzo Tì, e alla prossima morale che spero tutti capiscano. 






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