"Non giudicare mai le persone perché a quello ci
penserà Dio al momento giusto, piuttosto, bisogna sempre essere comprensivi e
porgere una mano d'aiuto ".
Inizio così la recensione del nuovo romanzo di
Tiziana.
Se vi aspettate
una storia d'amore tutta cuoricini e rose no, non è questo il caso e il bello
vieni qui: nell’ imperfezione questa storia d'amore risulta perfetta.
Di proposito ho inserito quelle quattro righe per
iniziare a parlarvi del libro. Pensateci bene, quante volte basandoci su quello
che vediamo, puntiamo il dito senza chiederci il perché di un atteggiamento, di
un modo di fare, di una risposta.
Avanti, alzi la mano chi non lo ha mai fatto.
Io non mi annoverò fra i virtuosi, perché è molto più
semplice giudicare che capire.
Bene il romanzo di Tiziana è bello per questo.
Nella sua ironia l'autrice ha saputo bene spiegare il
perché di alcuni atteggiamenti, di alcune maschere che si indossano, o
semplicemente quelle che ci fa indossare la vita.
In mezzo a tutto ciò una ciabattina e un tulipano che
si affrontano sul ring che non sai se è amore, odio o, semplicemente, quest'
ultimo sentimento con un’altra maschera addosso.
Ma è quando si abbassa il sipario che vedi la persona
per ciò che è, un tentennamento, un attimo di smarrimento e leggi negli occhi
dell'altro le paure e le insicurezze che si porta dietro.
Ci sono pochi uomini come Duncan, diverso dagli altri
protagonisti dell'autrice. Bello, fiero con la pelle macchiata da inchiostro
che racconta una storia, come quella bussola che punta alla cosa più
importante: il cuore.
E, la bellezza del romanzo, sta nel vedere attraverso
i suoi occhi una donna come Giulia che si è costruita un muro, o meglio è la
vita che le ha messo addosso un abito che, anche se stretto, si costringe a
indossare.
Lo sapete non amo le recensioni classiche, quelle
fatte di tecnicismi e che lasciano una gran confusione.
I romanzi non sono solo virgole, punti o refusi,
bisogna andare oltre e trovarci una morale.
Io lo faccio sempre e davvero mi sono divertita con
quest’ultimo libro, perché non arriva di scoppiato quella realtà che stai
leggendo.
È condita da quelle amiche che sono sostegno sì, ma non
si tirano indietro nel momento in cui devono spiattellare le cose come stanno.
È infarcita di una famiglia per un verso troppo
allargata, per l’altro troppo lontana, ma in fondo la famiglia non la scegliamo
cerchiamo però di migliorarla.
Il tutto accompagnato da un dialetto fiorentino che mi
ha strappato più di una risata.
«Ti avevo perdonata al ciao».
Ed è forse questa la parte che più mi è piaciuta
Perché tante volte le parole non servono, ma basta
aprire le braccia e la mente e chiedersi cosa possa spingere una persona a
chiudersi dietro un muro che, forse, le nostre azioni possono espugnare.
Al prossimo romanzo Tì, e alla prossima morale che spero
tutti capiscano.
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