03 giugno 2024

RECENSIONE: - "Fated Destinies" - di Ester W.

 



Titolo: Fated Destinies

Autore: Ester W.

Genere: Young Adult, romantasy autoconclusivo. 

Scrittura: Terza persona. 

Pagine cartaceo: 311

Trope:  - Hate to Love - Slow bourn 

- Forced proximity



La mortale di nome Gladys, per volere del caso, si trova nelle circostanze di dover salvare la vita al Re delle stelle. Il suo coraggio sancisce un’inconsapevole unione tra le loro anime.
 Shedir, colui che regna il firmamento, si troverà a dover salvare a sua volta la ragazza per sciogliere quel legame. 
Tra una convivenza forzata, una vendetta che urla a gran voce di essere compiuta dopo millenni e una malvagia entità che si nasconde nell’ombra, un destino attende placido di diramare il proprio incantesimo.

Leggere Fated Destinies è stato come aprire un libro di favole.

Un passo e mi sono trovata nella storia di Gladys e del meraviglioso Re delle Stelle: Shedir.

Sono emozionata mentre scrivo questa recensione, il motivo non è banale, amo immergermi nelle letture, ma non tutte arrivano a lasciare il segno.

Una scrittrice compie il suo dovere nel momento in cui il suo romanzo viene ricordato da chi lo legge.

Non conoscevo Ester W., e quando mi è stato proposto questo fantasy la prima cosa ad attirarmi è stata la cover, che è solo un’anticipazione di ciò che il tomo racchiude.

Gladys e Shedir, luce e tenebre, luna e sole e in mezzo le stelle.

Quelle non mutano, rimangono li spettatrici delle vita di chi popola questa terra o altre realtà.

Non c’è stato un momento in cui mi sono annoiata.

La narrazione ha un ritmo incalzante, ogni cosa è stata trattata con la giusta misura, niente eccessi, dialoghi o descrizioni inutili.

Tutto perfetto.

E mi sono trovata ad ammirare un angelo, a ridere con un demone.

A contemplare le ali di un essere mitologico che è fuoco, e si lascia cenere dietro.

L’amore di quello che supera la morte, le vite che si susseguono a ritmo ciclico per un semplice umano, ma non per chi vive secoli crogiolandosi in quel senso di vuoto che non riesce a spiegarsi.

Dalla prima pagina l’incipit dato dall’autrice non mi ha fatto allontanare dalle pagine, sempre curiosa di sapere, di capire come i due protagonisti avrebbero fatto fronte agli ostacoli che la trama, intessuta ad arte, prevedeva.

Sono fautrice del grande amore, di quello che supera la morte, di quello che va oltre, e credo in quel famoso brivido che attraversa la schiena quando riconosci nello sguardo di qualcuno un sentimento antico.

Ester W. ha unito fra loro varie mitologie, ma non è stato un assemblamento, un minestrone mal assortito, no. L’autrice ha incastrato tutto alla perfezione, e ti ha fatto sentire ogni sentimento che trapelava dalle pagine.

 Dall’umorismo, alla disperazione, alla speranza che i sacrifici che si fanno hanno sempre una ricompensa.

Che sia l’amore eterno, un nome sussurrato per liberare qualcuno o la presa di coscienza di ciò che si è perso, ma che può essere ritrovato.

È stata presentata un'unica scena spicy, ma la delicatezza con cui è stata trattata ha lasciato un senso di dolcezza infinita, perché quell’unione non era solo fisica, ma trascendeva l’anima, il cuore.

Questo a dimostrazione che un romanzo non è interessante e bello per il numero di scene spicy che viene inserito fra le sue pagine, ma per ciò che dona in quel momento quella scena.

I protagonisti principali sono stati circondati da comprimari che sono risultati elementi fondamentali per arrivare al gran finale.

E lì, in quell’epilogo, trovi quelle risposte che erano rimaste sospese.

Complimenti all’autrice che non conoscevo, ma che merita il massimo delle piume.

 Una storia che consiglio per varcare quei confini che la mente tante volte impone, e farsi trasportare in un mondo dove il bene e il male combattono per un dominio, ma nessuna terra conquistata vale più dell’amore che, come le stelle, brilla in eterno.

A presto


 

 


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