“Ci sono sentimenti che restano intatti anche se il
tempo passa”
Tante volte capita, che in una semplice frase di un
libro, tu ne colga tutto il senso.
Perché è così, come dico in un mio romanzo,
“non finisce mai, fino a che un solo ricordo sarà
nella tua testa non sarà mai finita.”
E lo sa bene Vittoria, lei, si è costruita la sua
carriera, in una città lontana, troppo, da un'altra che in passato ha
significato tanto, ma al destino piace giocare e quelle strade che in un modo o
in un altro decidiamo di non percorrere più, fanno un giro immenso e ti
riportano lì, dove magari, un cuore ha capito per la prima volta cosa significhi
innamorarsi.
Un viaggio per adempiere a un dovere, in una delle più
belle città italiane, e Vittoria viene catapultata indietro, a quando era
adolescente, a quando il problema non era il lavoro o la carriera, ma solo
curare le ferite di un amore non corrisposto.
Il primo amore, alzi la mano chi non ne ha ricordo,
che poi non sempre sia stato bello è un altro paio di maniche, ma chissà perché,
si ha la strana abitudine di fermarsi alle apparenze…
E quindi le alternative rimangono due, o si scappa o
si affronta ciò che spaventa, ma non perché un mostro oh no, il bel dottore
Andrea tutto si è tranne che brutto, ma la paura rimane immutata nel tempo,
quella di soffrire, perché un conto è farlo a sedici anni un conto è ricadere
in quei tormenti quando ormai si è troppo maturi per far finta di nulla.
È così, mi sono trovata in mezzo a una guerra fatta di
botte e risposte, di schiaffi lasciati a meta, di schermaglie, di zie (Dio le ho
amate), una sorda e una smemorata, di ricordi incisi sulla pelle come un
tatuaggio, come una collana strappata con rabbia, ma custodita dalle mani di
chi, forse, ha avuto paura di un sentimento che è difficile riconoscere quando
si è troppo immaturi per affrontarlo.
Un romanzo bello, come Positano, come quel mare che
accoglie i ricordi e le riporta indietro con le sue onde.
Non c’è stato un momento in cui non ho riso e insieme
mi sono emozionata, perché se dovessi riassumere in un termine questo romanzo,
l’unica parola che raggiunge le labbra sarebbe dolcezza. Di quella che accompagna
il passato intriso di ricordi che fanno male e bene. L’autrice è stata
fantastica, con quel PoV esclusivo di Vittoria, nella descrizione dei paesaggi,
ma anche dei sentimenti a cui non può e non vuole dar voce, e ti ritrovi con
una donna che scrive il lieto fine degli altri, ma rifiuta il suo.
Ho sognato, mi sono divertita, e ho letto un libro che
un pochino mi ha riportata indietro. Un libro che diventa un compagno, proprio perché
leggero, perché sfiora l’anima.
Ormai lo sapete, parlo poco delle trame e mi concentro
sempre di più su ciò che una pagina, una storia può regalarmi, così come ormai
conoscete la mia frase, e ciò che un’autrice regala un pezzettino di anima a
chi la legge. Bene, io quel frammento l’ho trovato e mi è piacito, perché brilla
e ti attira e io faccio i complimenti a Anna Zarlenga per aver avuto la capacità
di portarmi dentro la storia, vivendo la vita di quella protagonista che ha
solo un grande problema, la paura forse di amare e non essere amata
A presto
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