13 maggio 2022

RECENSIONE: - "Apologia di Narciso" - di Silvia Ripà

 





 Apologia di Narciso
 Fammi entrare
 Silvia Ripà
 Narrativa contemporanea
 Brè edizioni
 16 agosto 2019
 cartaceo, ebook
 57



È opinione comune che la sindrome narcisistica della personalità rappresenti una degenerazione della psyché, così come sembrerebbe suggerire lo stesso mito di Narciso che si innamora del proprio riflesso e perde la vita proprio nel drammatico tentativo di raggiungersi. Ma un narcisista è davvero solo questo e non merita l’attenzione di chi, al contrario, è in grado di amare gli altri? L’“Apologia di Narciso” è una difesa dell’autoreferenzialità e vuole mostrare l’arcobaleno di emozioni con i quali una presunta narcisista è costretta a convivere. In bilico tra psicologia e mitologia, la protagonista ripercorre il dramma dei suoi amori frammentati, tutti importanti perché ciascuno è una parte di sé. La narrazione è ridotta al minimo e l’intera trama si dispiega nello spazio di un serrato dialogo, a dimostrazione di come la maieutica socratica, divenuta celebra grazie ai dialoghi platonici, possa rappresentare un espediente narrativo più che attuale e affatto obsoleto, efficace per sfogliare l’animo umano come un libro, tanto oggi quanto ieri.

Monologo in veste di dialogo tra la protagonista narcisista e se stessa.

Interessante la visione dei rapporti con gli altri dal punto di vista del narcisista. Di solito si considera il narcisista incapace di amare perché già innamorato perdutamente di se stesso. In realtà spicca fuori dal racconto che il narcisista non è innamorato di sé, al contrario si sente incompleto da solo e per questo tutti quelli che hanno a che fare con lui sono importanti perché tutti, ognuno a suo modo, colma lacune che il narcisista da solo sente di possedere. Sono messe in risalto emozioni forti che a volte appaiono capricciose ed egoistiche, ma a ben riflettere, chi non è egoista in amore o nei rapporti con gli altri?

Nonostante i diversi uomini frequentati dalla protagonista è chiara una “selezione” fra essi: non sono uomini che lei frequenta a casaccio, ma persone che lei ha scelto perché reputa speciali, unici per farla sentire speciale e unica a sua volta; ed ecco che qui entra in gioco il riflesso mitologico di Narciso: l’immagine che l’acqua, come uno specchio, gli rimanda non è la sua ma quella “migliorata” dal rapporto con gli altri. Ecco, probabilmente, la decisione finale della protagonista non etica ma in linea con se stessa.








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