LA FAMIGLIA IERI/OGGI
Lo spunto per fare un excursus sulla famiglia siciliana di ieri e di oggi mi viene suggerito dalla recente lettura della biografia “L’uomo dei campi”, di Patty Li Vecchi. Il libro è sì la biografia del padre Salvatore, ma è anche la storia di una famiglia siciliana a partire dagli anni settanta.
Famiglia? Ma cos’è la famiglia?
L’enciclopedia Treccani definisce: la famiglia è il gruppo sociale in cui siamo nati e cresciuti, formato in genere da genitori, fratelli e sorelle, la comunità in cui consumiamo i pasti, dormiamo e teniamo le nostre cose.
Spesso, quando si parla della famiglia siciliana (o meridionale) si focalizza subito l’idea della famiglia patriarcale, dove l’uomo comanda e tutti gli altri si allineano alla sua volontà quasi fosse quella divina. Forse è stato così in passato, complice una società più chiusa e legata strettamente al podere unica fonte di sostentamento di famiglie spesso, troppo spesso, numerosissime!
Ma negli anni del benessere economico le cose cambiano (anche se con una certa lentezza) anche in Sicilia. È vero: il capofamiglia continua a rimanere una forte figura predominante, ma si modifica: non siamo più davanti alla figura del padre-padrone, ma a quella, soprattutto, di un padre, severo sì, ma anche molto protettivo verso la propria famiglia; l’attenzione del siciliano verso il proprio nucleo di affetti e il suo benessere è quasi sacrale e in ciò l’antico e il nuovo non è cambiato poi molto. Poi, parlare solo di figura che cambia è anche riduttivo, se vogliamo: tanto dipende anche dal vissuto e dal carattere del “padre”; per esempio, Salvatore Li Vecchi, padre dell’autrice, è un padre affettuoso e amorevole, certamente è la figura genitoriale più espansiva rispetto alla moglie; non in tutte le famiglie era così. C’è sempre da considerare tutto con un certo margine di accortezza. Diciamo che in linea di massima, storicamente, abbiamo assistito al cambiamento dalla figura del padre-padrone a quella semplicemente del genitore responsabile, così come si è passati da un tipo di famiglia patriarcale (una sorta di tribù composta da nonni – a volte anche bisnonni e trisavoli – genitori, figli (tanti) con rispettive mogli e figli (sempre tanti) a quello di famiglia nucleare, dove la famiglia è, appunto, un nucleo ristretto composto da padre, madre e figli.
Prima gli uomini si occupavano dei campi, della casa e dei bambini si occupavano le donne e gli anziani cui era imputato anche l’incarico di tramandare usanze e tradizioni attraverso racconti e leggende; ogni famiglia era legata al terreno che possedeva e a ciò che esso produceva per sfamarla e all’ora dei pasti si pregava e ringraziava per ciò che si era ricevuto.
Si viveva spesso di stenti, affollati, ma paradossalmente c’era una maggiore stabilità.
Stabilità che, tutto sommato, si è conservata anche negli anni a seguire (dagli anni 70 in poi) nonostante si fosse passati al nucleo familiare più raccolto e intimo, quello composto da padre, madre e figli. L’uomo lavorava (non solo nei campi, ma anche –e sempre più stabilmente - nel settore terziario), ma non era più il solo: anche la donna adesso lavorava fuori casa aiutando economicamente il marito a mantenere la famiglia. L’autenticità degli affetti è indiscusso, ma ci sono altre e nuove consapevolezze e necessità legate a un miglioramento della qualità di vita: meno problemi economici, più possibilità di pensare anche allo svago, a qualcosa di gratificante fine a se stesso, c’è una maggiore propensione al guadagno e la precarietà del lavoro non è contemplata.
La singolarità del tutto è che dagli anni 90 a oggi la famiglia meridionale ci mostra un quadro uniformato a quella di una qualsiasi famiglia italiana: c’è un benessere oltre misura, ma il lavoro è più che precario, le abitudini di spesa e risparmio sono cambiate e si tende a fare un solo figlio, a volte neanche quello, poiché il futuro stabile non è più garantito.
Ma la trasformazione della famiglia non è solo di natura economica, ci sono anche le nuove componenti sociali che la fanno evolvere da nucleare a moderna: i matrimoni tra omosessuali, i divorzi, la procreazione assistita, le unioni di fatto, i nuclei formati da un genitore con prole a seguito di un divorzio; le famiglie allargate.
Quindi: famiglia meridionale patriarcale, nucleare, moderna… ma, nel corso del tempo, è migliorata o peggiorata? Certamente, negli anni tante cose sono cambiate, alcune in meglio, alcune in peggio, d’altro canto ogni medaglia ha sempre il suo rovescio. In passato c’era meno complicità, più timore del genitore, ma nello stesso tempo meno distacco, oggi le troppe distrazioni, la vita più frenetica, hanno reso le famiglie moderne meno comunicative, più superficiali a discapito di tanti valori che pian piano vanno sfumando.
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